Entro
poche settimane il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti nominerà il prossimo Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio. Come non è mai accaduto prima, decine di associazioni del territorio si sono unite su
un nome, proponendo come proprio rappresentante l'imprenditore agricolo Giovanni Marino. Abbiamo chiesto un incontro al candidato e ne è nata una lunga e ricca conversazione, che abbiamo ordinato
in cinque argomenti principali. Pubblicheremo un tema ogni due giorni, così da presentare in maniera puntuale la storia, le idee e le prospettive di Giovanni Marino.
Questa è la seconda puntata.
I vesuviani e i napoletani conoscono il vulcano e il suo territorio? Cosa fare per avvicinare o riavvicinare la popolazione a questi luoghi?
I vesuviani della costa non conoscono generalmente il territorio del Monte Somma e viceversa. I napoletani d'altra parte conoscono poco l'area vesuviana nel suo complesso. Il Parco dovrebbe in effetti rappresentare una occasione di visita, di svago e di conoscenza per i residenti e per i napoletani tutti. Io immagino il Parco del Vesuvio come il giardino dell'area metropolitana, come uno straordinario laboratorio di scienze naturali all'aperto per le scolaresche, come una opportunità per avvicinarsi alla natura per le famiglie, come il luogo di incontro privilegiato tra una straordinaria agricoltura e straordinari agricoltori e i cittadini, come il paradiso dei naturalisti e degli escursionisti! Ma perché si passi dal sogno alla realtà sarà necessario creare più aree verdi attrezzate per le famiglie e ben manutenerle (magari con l'aiuto delle associazioni); ripristinare i sentieri ormai andati in rovina per la mancanza di manutenzione; aprire al pubblico, con la dovuta sorveglianza, la Riserva Alto Tirone, oggi accessibile solo tramite autorizzazione da richiedere al Corpo Forestale; aiutare le aziende agricole ad aprirsi all'incontro con la cittadinanza dotandosi di un minimo di strutture di accoglienza; elaborare un piano ed un progetto educativo di lungo periodo, di concerto con le associazioni e il mondo della scuola. C'è tanto da fare ma si può fare.
Un testo di sostegno alla sua nomina a presidente dell'Ente si intitola "Un agricoltore per il Parco". Cosa significa?
L'agricoltura è assolutamente centrale per la esistenza stessa del Parco nazionale del Vesuvio e in generale essa svolge un ruolo fondamentale in tutti i Parchi nazionali. L'agricoltura, nella storia evolutiva della specie umana, rappresenta il momento in cui l'uomo comincia a modificare l'ambiente naturale in modo sostanziale per procacciarsi da vivere. L'agricoltura modifica il territorio e l'ambiente, come qualunque attività umana, ma, a differenza di altre attività, mantiene con l'ambiente un rapporto di stretta, immediata, dipendenza. Venendo a noi, l'agricoltura tradizionale vesuviana rappresenta sicuramente un modello di agricoltura sostenibile che si "adatta", più che modificarlo, all'ambiente naturale, rispettando la morfologia irregolare dei suoli, si pensi ai terrazzamenti; rispettando la biodiversità delle specie spontanee e autoctone, che sono presenti non solo nelle zone boschive, ma anche nelle "tare" tra una appezzamento e l'altro delle stesse aziende agricole; l'agricoltura contribuisce in modo sostanziale alla manutenzione e gestione delle aree montane sotto il profilo del contenimento del rischio idrogeologico. Una agricoltura in salute rende il Parco più bello, più attrattivo, più visitabile e contribuisce a tutelare le aree naturalistiche di massima protezione. In conclusione direi che l'agricoltore è di per sé portato nella sua attività a trovare un punto di equilibrio tra le esigenze della produzione e quelle della tutela dell'ecosistema, da cui dipende. Per questo il suo punto di vista è importante. Con questo, naturalmente, non voglio sostenere che non siano importanti altri punti di vista per ben governare il Parco. Ci mancherebbe.
La sua "investitura popolare" è il segno di una voglia di partecipazione democratica che sembra farsi largo in tutto il Paese, ma nell'ambito locale assume tratti ancor più sorprendenti e stimolanti se si pensa che riguarda un ente verso cui buona parte della popolazione nutre sentimenti ambivalenti. Come intende conservare e alimentare questo "dialogo" con la popolazione?
E' vero, la popolazione nutre nei confronti del Parco sentimenti ambivalenti che vanno da un netto rifiuto pregiudiziale, ad un rifiuto motivato dall'inerzia in cui l'ente è precipitato e alla inefficacia delle sue politiche, alla delusione per tutte le aspettative positive che la nascita del Parco aveva alimentato. Poi c'è una grande parte della popolazione che ancora non ha capito bene cos'è il Parco, se c'è e quali siano esattamente i suoi compiti. Il Movimento "cittadini per il Parco", a prescindere dalla mia "candidatura", ha fatto in questi quattro anni una grande opera di sensibilizzazione rivolgendosi, in primo luogo, alla cittadinanza attiva nei movimenti, nei comitati, nelle associazioni, nei partiti politici. In generale, io credo che i cittadini siano più propensi a partecipare, a "contare", di quanto si creda. E' vero che, specialmente nel Mezzogiorno, per ragioni storiche che tuttavia dobbiamo lasciarci alle spalle, la cittadinanza è più incline che altrove alla delega ed è meno abituata alla partecipazione politica; è vero che come meridionali spesso confondiamo i diritti con i "favori" e che difettiamo di coscienza civica e di senso della cosa pubblica; tutto questo è innegabilmente vero. Ma la coscienza civica si forma e la partecipazione politica si costruisce. Dal basso e dall'alto. Se fossi nominato Presidente uno dei mie primi atti sarebbe senz'altro quello della istituzione delle consulte civiche, previste dallo statuto dell'ente, ma mai istituite. Immagino la creazione di almeno quattro consulte: sul turismo, sull'agricoltura, sulla tutela e conservazione dell'ambiente e dei beni culturali e sulla educazione ambientale. Le consulte sono organismi consultivi, costituiti da membri della società civile di nomina presidenziale, che aiutano i tecnici e i decisori politici a prendere decisioni avendo una conoscenza della realtà più completa ed esatta. Sono luoghi istituzionali in cui la società civile porta le sue esigenze e le sue proposte e progettualità alla attenzione dei decisori politici. La istituzione delle consulte ovviamente non risolve né esaurisce il dialogo che deve esserci tra ente Parco e cittadinanza, ma gli fa fare un grosso passo in avanti.
Qualcuno ha sollevato dubbi sul suo equilibrio istituzionale perché, gestendo un'azienda agricola all'interno del Parco, lei avrebbe un conflitto di interessi. Cosa risponde in proposito?
Come ho già argomentato prima, ritengo che tra agricoltura e ente Parco non vi sia un conflitto ma una convergenza di interessi. Per quanto riguarda invece la mia condizione di imprenditore, è ovvio che qualora fossi eletto Presidente la mia azienda si asterrebbe dal beneficiare di eventuali aiuti da parte dell'ente, peraltro mai ricevuti e mai concessi, per quanto mi risulta, ad aziende agricole, per non alimentare sospetti o illazioni.
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La puntata precedente è (1) Tra Parco e Vesuvio, mentre le puntate successive sono: (3) L’Ente Parco, (4) Il futuro del Parco, (5) Turismo e sostenibilità.