Venerdì sera si è celebrato il convegno intitolato il “Filo spezzato” organizzato dal movimento civico Cittadini per il Parco che ormai da più di un anno si batte per la tutela e lo sviluppo del territorio vesuviano.
Il convegno, considerato il fatto che è stato organizzato da un gruppo eterogeneo e motivato di volontari, è stato un vero e proprio successo. La sala era piena, era piena di persone comuni, portate lì dal tam-tam di internet ma c’era anche qualche politico, pochi in verità (erano stati invitati, in qualità di oratori, Giuseppe Capasso, Eduardo Cosenza e Giovanni Romano ma sembra che avessero ben altri impegni da rispettare), ma anche molti intellettuali, tra quelli che abbiamo riconosciuto tra il pubblico c’erano Aldo Vella, Maurizio Fraissinet e il Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, Ugo Leone, ma le star della serata erano loro, i tre relatori del convegno, Carlo Petrini, Luca Meldolesi e Salvatore Settis, che hanno incantato i presenti con la loro oratoria ma soprattutto con la loro lucida visione del mondo e dove questo si sta incamminando.
Dopo la breve presentazione del Preside della Facoltà, Paolo Masi, si è entrati subito nel vivo dell’evento con l’intervento del portavoce di CpP, Giovanni Marino che, presentando a chi non lo conoscesse ancora, il Movimento, ha spiegato le ragioni della serata, non risparmiando però stoccate agli amministratori locali e la loro maniera miope di far politica.
Il primo dei relatori illustri è stato il professor Settis del quale si è ammirato, oltre che l’ovvio sapere, anche l’ironia. Salvatore Settis, già direttore della Normale di Pisa, è archeologo di fama mondiale e personaggio pubblico per i suoi numerosi e illuminati interventi, ma soprattutto per le sue prese di posizione in favore del patrimonio artistico e culturale italiano.
Dare un’idea di quanto detto da Settis, così come per gli altri interventi è cosa ardua, tanta e tale è la saggezza espressa, e non basterebbe certo un articolo di giornale per sintetizzarne la vastità dei contenuti. Basti comunque sapere che l’intervento di Settis è stato un excursus sulle ragioni etiche, politiche ed economiche della tutela ambientale, dall’unità d’Italia a oggi, con una seconda parte dedicata al ruolo dei movimenti che si battono per la tutela del paesaggio. Il dato di fatto che prevale dalle argomentazioni del professore è che dal 1909, data della prima legge sul paesaggio, ad oggi, la situazione in Italia è cambiata ben poco e il diritto della priorità del bene comune sull’interesse del singolo è, allora come oggi, attaccato da più punti e non sembra né consolidato né condiviso. Settis ribadisce, menzionando gli scritti di illustri predecessori, il diritto delle generazioni future a ereditare un mondo ancora fruibile e non devastato da chi li ha preceduti.
Il secondo intervento è stato quello del prof. Meldolesi, economista, professore a Napoli e alla Sorbona, collaboratore di Fernand Braudel e consigliere economico durante gli ultimi governi. Meno articolato di chi lo ha preceduto, con spunti meno accattivanti ma dall’importante valenza, l’intervento di Meldolesi ha focalizzato l’attenzione su un ambito più generale che coinvolge un Mezzogiorno purtroppo ancora fin troppo legato a logiche assistenzialiste e più propriamente di corruzione. Il Sud ha bisogno di esempi positivi, di esperienze significative che possano essere “… inappuntabili dal punto di vista morale, economico, politico, sociale eccetera, sotto tutti i punti di vista!”
Segue Carlo Petrini, famoso gastronomo e collaboratore di importanti testate nazionali. Petrini è fondatore di Slow-food e anche grazie ad essa si batte, non solo in Italia, per la tutela di un’agricoltura compatibile col territorio. Il suo ricco e toccante intervento mette in risalto una cosa su tutte, la scomparsa nel nostro paese di coloro che non solo gestivano, ma che tutelavano la nostra agricoltura, i contadini. “Per capire la malattia bisogna andare a cercare le cause! […] alla fine della seconda guerra mondiale, questo paese, aveva il cinquanta per cento della popolazione attiva che era contadina! Oggi siamo meno del tre per cento! Cosa vuol dire? Questa piccola componente non ha neanche forza elettorale … ai miei tempi, le mie Langhe eleggevano tre deputati! Oggi, col tre per cento, contano come il due da picche!” e continua “… quei presidi umani governavano non solo il paesaggio ma anche l’assetto idrogeologico del territorio, governavano la sapienza, la memoria, governavano la biodiversità, governavano il sapere, la nostra civiltà!”
Petrini chiude il suo intervento, sintetizzando il suo pensiero con la necessità dei “nuovi paradigmi” tali da farci uscire da questo nuovo tipo di crisi, definita entropica. Secondo il gastronomo il compito della politica è quello di “incentivarli, assisterli e accompagnarli”. Il ruolo dell’attivismo dei movimenti, continua Petrini, è quello di sostituirsi alla politica quando questa non assolve a questa nuova funzione che le spetta. Per il gastronomo piemontese su tutti, due paradigmi sono fondamentali per attuare un’inversione di tendenza rispetto alla crisi attuale, uno è quello del rifiuto dello spreco, l’altro è quello del ritorno alla terra da parte degli italiani.
A conclusione della serata c’è l’intervento di Ugo Leone che delinea la miserrima situazione del Parco Nazionale, a questi seguono gli accorati interventi di alcune associazioni tra cui un rappresentante del Forum “Salviamo il Paesaggio” e, a chiusura, Legambiente col suo referente regionale Michele Buonomo.
Il cortile retrostante la sala è adibito a una mostra e degustazione dei prodotti tipici della nostra terra. Tra i banchetti allestiti, mentre gironzoliamo e spilucchiamo qualcosa, ci avvicina uno degli allestitori, un coltivatore di pomodorini che mi chiede di cosa s’è parlato al convegno, ho un po’ di difficoltà a rispondergli, perché avverto, in quel momento e con un certo imbarazzo, la distanza tra lui, la cruda realtà di un territorio, e il mondo che i relatori hanno commentato. Lui mi parla, a un mio accenno del secondo paradigma di Petrini, di un euro a cassetta per i suoi pomodorini, mi parla della merce venduta a un credito mai riscosso, mi delinea uno scenario di miseria umana ed economica che mi rimette in una realtà che va tenuta presente per poter andare avanti senza ipocrisie.