Questo articolo è stato pubblicato su questo blog il 10 dicembre 2013: QUI
Memorandum per il prossimo Consiglio Direttivo
Premessa
In questi giorni la Comunità del Parco (l’insieme dei Sindaci dei 13 comuni del Parco), che secondo la legge quadro sulle aree protette esprime un parere obbligatorio sul bilancio, preso atto della esistenza di circa 2 milioni di euro di avanzi di amministrazione disponibili per investimenti, ha chiesto formalmente all’ente Parco di recepire progetti presentati dai comuni per spendere questi fondi. Altrettanto formalmente il Presidente Leone ha risposto alla Comunità ricordando ai Sindaci che Il Parco ha già dei progetti cantierabili, degli indirizzi programmatici, delle linee operative strategiche democraticamente deliberate desumibili dagli atti programmatici recenti e passati, a partire dal mitico piano pluriennale economico, che non ci risulta invero essere mai stato aggiornato. Il Presidente quindi non ha né poteva negare ai Comuni la possibilità di presentare progetti ma ha chiarito agli enti locali che tali progetti dovranno rispecchiare tali linee strategiche operative e non discostarsi da esse. Il rischio evidente di questa operazione proposta dai Comuni è quello di una ennesima spartizione/ dispersione a pioggia di fondi che viceversa dovrebbero e potrebbero essere concentrati su obiettivi rilevanti e strategici. Il Presidente Leone sembra dello stesso nostro avviso. Meglio avrebbe fatto la Comunità e il suo Presidente Capasso a sollecitare una discussione sulle linee operative strategiche, se le ritiene insufficienti o datate, anziché chiedere di aprire il vaso di Pandora dei desiderata dei singoli comuni. All’ente Parco tuttavia non si può non porre questa domanda (anche se conosciamo già la risposta, che è desumibile dalla esposizione delle 13 azioni che seguono), e cioè: perché il Parco non riesce a spendere questi fondi?
Ciò premesso, ci permettiamo invece di suggerire, consapevoli della parzialità del nostro punto di vista, ai prossimi amministratori dell’ente Parco, in modo pragmatico, quelle che riteniamo essere le misure più urgenti e insieme le più incisive per ridare significato e prospettiva all’ente e alla sua missione. In realtà, a ben vedere, dall’insieme di queste proposte emerge una visione a tutto tondo del Parco, che è quella che ci contraddistingue, che tiene conto di tutti gli aspetti e dimensioni nelle quali l’ente è chiamato ad intervenire (dalla tutela e conservazione della natura allo sviluppo, dalla agricoltura al turismo, dalla bonifica del territorio alla educazione ambientale) ed una indicazione precisa dei limiti che hanno condizionato negativamente l’azione dell’ente sino ad oggi. Ci auguriamo infine che queste brevi note possano fornire una “bussola” non solo ai futuri amministratori, ma anche a chi li deve nominare, orientandolo nella scelta.
Le 13 azioni da fare subito
1) Approvare il regolamento dell’ente Parco.
Il 19 gennaio del 2010 il Consiglio Regionale della Campania, con notevole ritardo rispetto ai tempi prescritti dalla legge quadro sulle aree protette, ha finalmente approvato il Piano urbanistico del Parco nazionale del Vesuvio. Ebbene a distanza di 4 anni, l’attuale Consiglio Direttivo dell’ente Parco, orfano dei membri della Comunità, non è riuscito ad approvare il regolamento, la cui approvazione, secondo la 394, deve essere contestuale a quella del Piano ovvero avvenire non oltre i sei mesi dalla approvazione del Piano stesso. Il Piano urbanistico è uno strumento di grande dettaglio e di fondamentale importanza per orientare lo sviluppo del territorio. Esso è sovraordinato al Piano Paesistico Territoriale e ad esso devono conformarsi i Piani regolatori dei comuni. Per fare solo un esempio, basti pensare che mentre il Piano paesistico prevede in area Parco una inedificabilità assoluta , il Piano del Parco prevede una deroga, ad eccezione che nella zona di massima protezione (boschi e aree a ridosso del Gran Cono) per le aziende agricole, cui viene consentito, comprovandone la necessità, di edificare locali per lo stoccaggio delle attrezzature, dei prodotti agricoli ovvero per la trasformazione artigianale dei prodotti. Tuttavia in mancanza della approvazione del regolamento regna l’incertezza su quali debbano essere i parametri in base ai quali far valere questa norma del Piano.
2) Potenziare la pianta organica dell’ente sia tramite distacchi da altri enti pubblici (a partire dagli stessi comuni del Parco), sia tramite la stipula di contratti di consulenza con professionisti scelti secondo criteri scrupolosamente meritocratici.
La pianta organica dell’ente deve essere incrementata e arricchita per numero e profili professionali (mancano architetti, ingegneri, agronomi, esperti di marketing territoriale, esperti di fund raising, ecc.). L’ente Parco si deve affermare come “cabina di regia politica” in materia di difesa del territorio e di sviluppo, e, per far questo, ha bisogno di una struttura tecnica all’altezza della situazione che possa diventare un punto di riferimento e di supporto per le strutture tecniche comunali. In altre parole il Parco ha bisogno di dotarsi di una struttura tecnica che sia nello stesso tempo un “pensatoio” che collabori con la direzione politica dell’ente e una struttura tecnica esecutiva di grande efficacia ed efficienza.
3) Rivedere la convenzione con le guide vulcanologiche per l’accompagnamento al Gran Cono.
La convenzione vigente tra ente Parco e guide vulcanologiche ( le guide operano in virtù della legge regionale n.11 del 1986 che stabilisce, tra l’altro, la obbligatorietà dell’accompagnamento dei visitatori al Gran Cono ) stabilisce che all’ente Parco (che gestisce il servizio di biglietteria) vada il 25% del prezzo del biglietto e il restante 75% alle Guide. Considerato che il prezzo del biglietto varia da 8 euro a 10 euro a seconda della tipologia dell’acquirente ne consegue che le 37 "Guide Alpine Vulcanologiche" (perché 37? Ne basterebbero molte di meno) ricevono dall'ente Parco 7,5 euro sul biglietto da 10 euro e 6 euro sul biglietto da 8 euro. Ipotizzando la vendite dei soli biglietti da 8 euro, considerato che il Gran Cono è visitato ogni anno da almeno 500.000 persone (ma al Parco giungono in continuazione segnalazioni di ingressi “autogestiti” dalle guide, che presidiano l’ingresso al sentiero), abbiamo che alle guide vanno 3.000.000 di euro lordi all’anno, mentre al Parco vanno 1.000.000 di euro cui vanno detratti i costi del servizio di biglietteria che è affidato in appalto a ditta esterna. La convenzione tra ente Parco e guide dovrà essere rinnovata entro la fine dell’anno.
4) Riprendere il progetto di delocalizzazione della biglietteria, dell’area parcheggio e servizi del Gran Cono da quota mille a quota ottocento, con una nuova organizzazione dei servizi per i turisti.
a) L’area in oggetto è il biglietto da visita del Parco. La maggior parte dei visitatori del Parco passa inevitabilmente da lì. Attualmente la qualità del servizio che viene offerto ai turisti è vergognosa. Parcheggiare è caotico, non esiste un servizio informazioni, i bagni sono quelli chimici da cantiere, i servizi di ristoro e di vendita gadget sono in mano a bancarellari storici che vendono improbabili bottiglie di Lacryma Christi e le immancabili reliquie di Maradona. Eppure esiste un progetto esecutivo per la delocalizzazione (e riqualificazione) a quota 800 di tutti i servizi elaborato a suo tempo dall’ufficio tecnico dell’ente. Cosa si aspetta a aprire il cantiere?
b) Creare un linea di gadgets del Parco (in parte già esistente) e avviare una attività di merchandising e di vendita di tali gadget (mai avviata). Considerati i tagli sempre più pesanti ai trasferimenti statali alle aree protette, assume viepiù importanza la capacità dei Parchi di “autofinanziarsi” per sostenere i propri costi di gestione. Limitandoci a considerare gli introiti potenziali derivanti dalla vendita di gadget ai visitatori del Gran Cono (più di 500.000 visitatori), e senza considerare che la creazione di un circuito di “case del Parco”, di cui parliamo al punto 6, potrebbe dare ulteriore impulso a tale attività, appare subito evidente che il merchandising potrebbe rappresentare una entrata da non sottovalutare per le casse del Parco.
5) Procedere alla manutenzione straordinaria dei sentieri. Garantire la manutenzione ordinaria. Implementare la sentieristica per consentire al visitatore di raggiungere dal Gran Cono tutti i comuni del Parco.
Negli anni scorsi, specialmente nel periodo della Presidenza Frassinet, il Parco ha realizzato una rete sentieristica di tutto rispetto, anche avvalendosi dei LSU e dei finanziamenti che “si accompagnavano” all’impiego di tale categoria di lavoratori. Una volta esauritasi per legge la possibilità di impiegare i LSU e terminati i fondi che incentivavano l’impiego di codesti lavoratori, la rete dei sentieri è stata progressivamente abbandonata e oggi i sentieri sono quasi del tutto impercorribili. Eppure sono stati spesi milioni di euro e impiegate migliaia di ore di lavoro per realizzare tali opere. Tutto questo è grave ed inaccettabile. Di qui l’esigenza di una manutenzione straordinaria e di assicurare la manutenzione ordinaria dei sentieri. Infine la sentieristica può essere ulteriormente implementata per realizzare il grande progetto di collegare il Gran Cono con tutti i sentieri del Parco e , attraverso essi, consentire al visitatore di raggiungere dal Gran Cono tutti e tredici i comuni del Parco e viceversa.
6) Realizzare in ogni comune una “casa del Parco” attraverso il recupero della edilizia rurale abbandonata, con servizi di info - point, vendita di gadget e di prodotti tipici locali, da affidare preferibilmente a cooperative e società di giovani.
La realizzazione di un circuito di “case del Parco” darebbe impulso in ogni comune alla mobilitazione delle energie civiche ed imprenditoriali disponibili a creare altrettanti Presidi per la difesa della natura e per la promozione delle attività compatibili.
7) Aprire al “traffico pedonale” la riserva Alto Tirone, oggi accessibile solo previo autorizzazione della Forestale che la gestisce.
La riserva Alto Tirone è uno dei luoghi più suggestivi e interessanti dal punto di vista naturalistico del Parco. Un tempo era accessibile, attraverso la strada Matrone, anche con gli autoveicoli privati, oggi neanche a piedi. Dalla strada Matrone si imbocca un sentiero pianeggiante con vista sul golfo, sicuramente il sentiero più panoramico del Parco, che attraversa il territorio dei comuni di Boscotrecase, Trecase, Torre del Greco e si congiunge con la strada provinciale che da Ercolano porta al Gran Cono.
8) Manutenere le aree verdi attrezzate esistenti e crearne di nuove.
Abbiamo detto della importante rete dei sentieri creata durante gli anni della Presidenza Frassinet. Poche sono invece le aree verdi attrezzate a disposizione delle famiglie. Il Parco per essere amato e rispettato deve poter essere vissuto dalla popolazione. Vanno quindi realizzate in modo diffuso sul territorio del Parco aree verdi dove sia possibile alle famiglie, ai ragazzi, sostare, giocare, imparare a conoscere la natura. Tali aree vanno manutenute con regolarità e gestite anche in collaborazione con l’associazionismo locale e gli agricoltori.
9) Bandire un concorso internazionale per la riqualificazione paesaggistica della via Panoramica Trecase – Terzigno.
La strada in oggetto è una delle strade panoramiche e delle “porte di ingresso” più belle e suggestive del Parco, scempiata da abusivismo edilizio, incuria e degrado. Proponiamo di bandire un grande concorso architettonico di respiro internazionale con l’obiettivo di realizzare il progetto di riqualificazione risultato vincente anche con la collaborazione e la compartecipazione finanziaria degli operatori turistici le cui attività insistono sulla via Panoramica.
10) Istituire un coordinamento stabile tra polizie locali e CTA (nucleo della Forestale alle dipendenze funzionali del Parco) per il controllo del territorio.
Considerato il numero di abitanti ed il livello di urbanizzazione del territorio del Parco e limitrofo al Parco, il CTA è assolutamente sottodimensionato rispetto alle esigenze di controllo del territorio. Per garantire un controllo più efficace contro i reati ambientali è allora indispensabile sensibilizzare maggiormente le polizie locali e creare un coordinamento stabile tra di esse e il Corpo Forestale.
11) Censimento di tutte le discariche abusive nel Parco
La rete associativa di “cittadini per il Parco” è impegnata a realizzare un censimento delle discariche abusive in area Parco. Chiediamo all’ente di collaborare con noi per convocare un tavolo inter istituzionale per reperire i fondi, stabilire tempi e modi delle bonifiche e mettere a punto strategie efficaci di prevenzione del fenomeno.
12) Farsi parte attiva per il monitoraggio, la messa in sicurezza e le bonifiche delle discariche di Pozzelle 3 (ex Cava Sari) e Pozzelle 2 a Terzigno, della Amendola Formisano a Ercolano e della discarica “la Marca” a Somma vesuviana.
Sta crescendo nella popolazione vesuviana la preoccupazione per i pericoli alla salute causati dall’inquinamento da discariche. Occorre fare tutte le verifiche necessarie anche per evitare allarmismi ingiustificati e ricadute negative sulla agricoltura locale e sul turismo.
13) Istituire le consulte civiche (il Movimento ha presentato all’ente le proposte di regolamento per la istituzione di quattro Consulte: agricoltura, turismo, tutela e conservazione, educazione ambientale) previste dallo statuto dell’ente per realizzare un modello di governance “allargata” del Parco.
Occorre consentire alle associazioni, al mondo della scuola e del volontariato, agli imprenditori, di partecipare ai processi decisionali dell’ente realizzando un circuito informativo virtuoso che trasmetta all’ente quelle informazioni e conoscenze che sono presenti sul territorio, non altrimenti accessibili, e che sono indispensabili per migliorare la qualità delle decisioni prese e realizzare il “buon governo”. Si alimenterà così un clima di fiducia e di collaborazione tra cittadinanza e istituzione che è la premessa per dare fondamenta solide al progetto di un nuovo modello di sviluppo e di convivenza civile che è insito nella nascita di ogni Parco nazionale.
Il coordinamento di cittadini per il Parco