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28 luglio 2014 1 28 /07 /luglio /2014 07:43

http://static.panoramio.com/photos/large/91806793.jpgEntro poche settimane il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti nominerà il prossimo Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio. Come non è mai accaduto prima, decine di associazioni del territorio si sono unite su un nome, proponendo come proprio rappresentante l'imprenditore agricolo Giovanni Marino. Abbiamo chiesto un incontro al candidato e ne è nata una lunga e ricca conversazione, che abbiamo ordinato in cinque argomenti principali. Pubblicheremo un tema ogni due giorni, così da presentare in maniera puntuale la storia, le idee e le prospettive di Giovanni Marino.
Questa è la quarta puntata.

 

Può indicare almeno tre azioni immediate che potrebbero dare nuovo slancio all'Ente Parco?

1) La manutenzione straordinaria dei sentieri, non manutenuti da anni e per lunghi tratti non più percorribili.
2) La creazione di un circuito di "case del Parco", una in ogni comune del Parco, recuperando edifici rurali abbandonati o in rovina, che fungano da info point e punto ristoro, collegata alla rete integrata dei sentieri, da affidare a cooperative di giovani.
3) La creazione di aree verdi attrezzate per le famiglie, da manutenere e gestire in collaborazione con le associazioni.

 

Con l'attuale crisi economica e occupazionale italiana ed europea i governi tendono a risparmiare tagliando, tra l'altro, i budget degli enti Parco. Le difficoltà economiche del Parco del Vesuvio sono tristemente note, secondo lei c'è la possibilità di trovare fondi alternativi? In che modo?

Si, c'è. Il modo più semplice è ripartire più equamente gli introiti derivanti dal pagamento dei biglietti per l'accesso al Gran Cono tra ente Parco e guide vulcanologiche. Attualmente su un biglietto di 10 euro il Parco ne riceve 2,5 e con questi soldi deve anche pagare il servizio di biglietteria, dato in appalto a ditta esterna, mentre i restanti 7,5 euro sono intascati dalla associazione delle guide. Per il rinnovo della convenzione pare vi sia un accordo per riconoscere al Parco il 44% dell'introito, ma è ancora un accordo a tutto vantaggio delle guide, che, tra l'altro, sono palesemente in sovrannumero rispetto alle reali necessità del servizio di accompagnamento al cratere dei visitatori. Ma nulla si fa anche per sviluppare un merchandising del Parco. Non vendiamo una sola maglietta, un gadget, una spilla, niente di niente. E se consideriamo anche soltanto gli attuali circa cinquecentomila visitatori che ogni anno visitano il cratere, ci rendiamo conto delle potenzialità che potrebbe avere creare una linea di prodotti/ricordo del Parco. Poi c'è il capitolo dei fondi europei che non sappiamo spendere o che spendiamo male. Fondi che il più delle volte restano inutilizzati. C'è bisogno di rafforzare le competenze dell'ufficio tecnico del Parco con ingegneri, architetti, agronomi, esperti di marketing territoriale e turismo, esperti di fundraising. L'ufficio tecnico del Parco deve essere un faro per gli uffici tecnici dei comuni. Un pensatoio e un luogo di progettazione. Attualmente l'ufficio tecnico del Parco è sottodimensionato per numero dei funzionari ed è privo di competenze determinanti. Mi chiederà come sia possibile integrarlo considerato il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego. Le rispondo così: innanzitutto verificando la possibilità di distaccare da altri enti locali (Provincia, Regione), a partire dagli stessi comuni del Parco, dipendenti pubblici il cui profilo professionale corrisponda a quelli di cui c'è necessità e, in secondo luogo, assumendo con contratti di tipo privato, secondo criteri rigorosamente meritocratici, giovani professionisti. Con quali soldi? Mi sembra di averle risposto...

 

Lei è un imprenditore agricolo, qual è il ruolo che a suo avviso l'agricoltura ha nel futuro del Parco del Vesuvio?

Per le ragioni che ho già esposto in precedenza, penso sia un ruolo assolutamente determinante. Per la possibilità concreta di creare nuovi posti di lavoro nel settore della produzione primaria e in quello della trasformazione dei prodotti agricoli; per il ruolo di "sentinella ambientale" e di conservazione della natura che l'agricoltura svolge, se non lasciata da sola a confrontarsi con i poteri criminali; e, infine, perché intorno alla agricoltura è possibile creare un vasto indotto turistico legato alla produzione e trasformazione dei prodotti tipici, al turismo rurale e alla enogastronomia. Turismo rurale che rappresenta una perfetta integrazione del turismo naturalistico e di quello legato alla fruizione dei beni culturali.

 

Il Vesuvio è un topos riconosciuto a livello globale, ci sono margini per aumentare il flusso di turisti e visitatori del vulcano? In proposito, quali strategie ha in mente?

Per fare turismo e aumentare considerevolmente i flussi turistici è necessario recuperare vivibilità (quella quotidiana che interessa anche noi residenti), migliorare la nostra immagine all'estero, pesantemente danneggiata da fatti di cronaca vecchi e recenti, programmazione e organizzazione. Occorre riorganizzare il pubblico, aggregare il privato e mettere insieme il pubblico e il privato. L'ente Parco può giocare un ruolo sia stimolando il confronto tra enti e istituzioni sia sollecitando il privato a farsi avanti. Sono convinto che l'ente Parco debba operare in stretta sinergia con il comune di Napoli e con le Sopraintendenze ai beni archeologici e culturali. L'offerta turistica da costruire deve essere ampia e articolata.

 

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Le puntate precedenti sono: (1) Tra Parco e Vesuvio, (2) Un agricoltore per il Parco, (3) L’Ente Parco. La puntata successiva è: (5) Turismo e sostenibilità.

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26 luglio 2014 6 26 /07 /luglio /2014 00:32

http://suzyguese.com/wp-content/uploads/2010/04/IMG_0700.jpgEntro poche settimane il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti nominerà il prossimo Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio. Come non è mai accaduto prima, decine di associazioni del territorio si sono unite su un nome, proponendo come proprio rappresentante l'imprenditore agricolo Giovanni Marino. Abbiamo chiesto un incontro al candidato e ne è nata una lunga e ricca conversazione, che abbiamo ordinato in cinque argomenti principali. Pubblicheremo un tema ogni due giorni, così da presentare in maniera puntuale la storia, le idee e le prospettive di Giovanni Marino.
Questa è la terza puntata.

 

L’Ente Parco Nazionale del Vesuvio ha quasi 20 anni, come ha inciso sulla realtà locale?

Domanda che richiederebbe una risposta molto lunga. Mi limito a dire che l'impatto complessivo dell'ente Parco sul territorio è stato molto modesto sia dal punto di vista della tutela che da quello dello sviluppo. Dal punto di vista della tutela sono aumentate le denunce degli abusi edilizi segno, probabilmente, più che di un aumento dell'abusivismo di un maggiore controllo da parte degli enti locali, in passato troppo compiacenti con chi costruiva senza licenza, "stimolati" dalla presenza del Parco. Ma gli abbattimenti vanno a rilento e i piani particolareggiati che avrebbero dovuto risolvere il contenzioso dei condoni dell'85 e del 94 non sono mai decollati. E' necessario risolvere una volta per tutte questa questione e voltare pagina. Comuni, Sopraintendenza e anche ente Parco, nel territorio di sua competenza, devono definire i criteri generali (ma non generici) per stabilire una volta per tutte cosa si può condonare e cosa no, relativamente ai condoni dell'85 e del 94. Quali sono i limiti insuperabili per avere e non avere la concessione in sanatoria dal punto di vista paesaggistico, del rischio idrogeologico, della tutela della flora e della fauna, del rispetto della architettura dei centri storici. Ciò che si può sanare va regolarizzato e migliorato, ciò che non si può regolarizzare andrà abbattuto con tempi sicuramente lunghi e da modulare a seconda dei casi. In generale lo stato di conservazione dell'ambiente nell'area protetta non mi pare migliorato. La sentieristica oggi è completamente abbandonata e per lunghi tratti impercorribile. Sono decine le micro-discariche disseminate nei boschi. L'unica area che è ben preservata è quella della Riserva Alto Tirone, chiusa al pubblico e gestita direttamente dal Corpo Forestale. Ma non può essere questo, ovviamente, il modello di gestione da adottare. Per quanto riguarda le politiche di sviluppo, c'è da dire in primo luogo che non tutti i Presidenti che si sono ad oggi succeduti hanno considerato tra le priorità dell'ente la promozione dello sviluppo. Per lo più è prevalsa una interpretazione e una impostazione del lavoro dell'ente di tipo esclusivamente protezionistico. Ma non è una interpretazione corretta, in primo luogo da un punto di vista normativo. Non si capirebbe altrimenti perché la legge preveda che l'ente Parco, per il tramite della Comunità del Parco, cioè dei sindaci, si debba dotare di un Piano di sviluppo socio-economico quinquennale (tra i rilievi formulati di recente dalla Corte dei Conti nella sua indagine conoscitiva sui conti dell'ente Parco, c'è la mancata approvazione del nuovo Piano di sviluppo socio economico, fermo alla sua primissima formulazione). Dal nostro punto di vista, il Parco può rappresentare anche un volano di crescita economica, nel rispetto rigoroso delle esigenze di tutela, al netto di regolamenti talvolta da rivedere perché scritti male o perché contengono qualche sciocchezza. Una crescita economica ben regolata aiuta il Parco ad adempiere pienamente la sua funzione di tutela e avvicina il Parco ai cittadini. Noi diciamo che "il vincolo è una risorsa". Non è vero che lo sviluppo per sua natura non deve avere limiti, al contrario, i vincoli, cioè la tutela e la valorizzazione, possono rappresentare occasioni di sviluppo.

 

Si sente ancora la necessità di un Parco Nazionale del Vesuvio?

Il Parco è uno strumento istituzionale a disposizione della popolazione dei 13 comuni che ne fanno parte. Io lo definisco un ente territoriale intermedio. Nessun comune del Parco è in grado da solo né di tutelare con efficacia il proprio territorio né tanto meno di perseguire con successo politiche incisive di sviluppo. Il Parco deve diventare la "casa comune" dei 13 comuni che ne fanno parte, il luogo istituzionale dove far convergere risorse, competenze e a cui delegare importanti funzioni di governo, programmazione e progettazione in materia urbanistica, di tutela e difesa del territorio e di sviluppo socio - economico. Il Parco del Vesuvio può essere la leva e lo strumento per realizzare un nuovo modello di produzione e di economia sostenibile e un nuovo modello di convivenza tra uomo e ambiente.

 

Nelle sue dichiarazioni pubbliche lei cita spesso le tradizioni e i saperi locali come beni da salvaguardare. Cosa intende, esattamente?

Nei comuni del Parco esiste un patrimonio storico di conoscenze e competenze, in campo agricolo, alimentare, artigianale, artistico, musicale, legato essenzialmente alla antichissima civiltà contadina vesuviana. Sono saperi ancora spendibili e utilizzabili, sia sul piano tecnico che sociale ed economico (si pensi alla enorme valenza sociale e culturale e alle indubbie potenzialità turistiche che certe feste popolari hanno tuttora, nonostante una oggettiva degenerazione e scadimento verso logiche consumistiche di basso profilo). L'importante naturalmente è che non scompaia del tutto la cultura che ha prodotto questi saperi e queste tradizioni e che viceversa le nuove competenze e i nuovi interpreti di quella cultura sappiano far tesoro di questi saperi, studiandoli e confrontandosi con essi.

 

Tra l'istituzione della "zona rossa" per il rischio vulcanico e la fondazione dell'area protetta, da circa 20 anni sul territorio vesuviano gravano ben due strumenti legislativi che ne bloccano fortemente l'espansione edilizia. Se intuitivamente ciò è un bene per limitare la vulnerabilità dell'area, da un altro punto di vista le ricadute sull'economia locale sembrano piuttosto negative, al punto che parte della popolazione percepisce l'Ente Parco esclusivamente come una "fabbrica di vincoli". E' vero? E' un limite?

Non è pensabile né auspicabile un nuovo incremento della edilizia residenziale, sia perché è assurdo continuare a costruire in una zona a rischio vulcanico, sia perché la stagnazione demografica non giustifica in alcun modo questa espansione edilizia. In area Parco e nella zona rossa invece c'è bisogno di migliorare la qualità del costruito, di restaurare gli edifici di pregio nei centri storici, di adeguare gli edifici agli standard antisismici, c'è un patrimonio di edilizia rurale in rovina da recuperare. Se si facessero queste cose l'edilizia avrebbe lavoro per vent'anni. Bisognerebbe trovare le risorse a livello regionale e nazionale per un piano straordinario di aiuti e incentivi ai proprietari degli immobili per sostenere i costi di questa tipologia di interventi. Maggiore flessibilità sarebbe invece necessaria per piccoli ampliamenti e ristrutturazioni e per le aziende agricole che necessitino di costruire locali strettamente funzionali all'esercizio della attività agricola. Ma, detto questo, vorrei ricordare che i vincoli a cui lei fa riferimento non nascono con il Parco ma preesistono alla sua nascita.

 

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Le puntate precedenti sono: (1) Tra Parco e Vesuvio, (2) Un agricoltore per il Parco. Le puntate successive sono: (4) Il futuro del Parco, (5) Turismo e sostenibilità.

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24 luglio 2014 4 24 /07 /luglio /2014 08:11

https://farm1.staticflickr.com/113/362696579_e243fd6d98_b.jpgEntro poche settimane il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti nominerà il prossimo Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio. Come non è mai accaduto prima, decine di associazioni del territorio si sono unite su un nome, proponendo come proprio rappresentante l'imprenditore agricolo Giovanni Marino. Abbiamo chiesto un incontro al candidato e ne è nata una lunga e ricca conversazione, che abbiamo ordinato in cinque argomenti principali. Pubblicheremo un tema ogni due giorni, così da presentare in maniera puntuale la storia, le idee e le prospettive di Giovanni Marino.
Questa è la seconda puntata.

 

I vesuviani e i napoletani conoscono il vulcano e il suo territorio? Cosa fare per avvicinare o riavvicinare la popolazione a questi luoghi?

I vesuviani della costa non conoscono generalmente il territorio del Monte Somma e viceversa. I napoletani d'altra parte conoscono poco l'area vesuviana nel suo complesso. Il Parco dovrebbe in effetti rappresentare una occasione di visita, di svago e di conoscenza per i residenti e per i napoletani tutti. Io immagino il Parco del Vesuvio come il giardino dell'area metropolitana, come uno straordinario laboratorio di scienze naturali all'aperto per le scolaresche, come una opportunità per avvicinarsi alla natura per le famiglie, come il luogo di incontro privilegiato tra una straordinaria agricoltura e straordinari agricoltori e i cittadini, come il paradiso dei naturalisti e degli escursionisti! Ma perché si passi dal sogno alla realtà sarà necessario creare più aree verdi attrezzate per le famiglie e ben manutenerle (magari con l'aiuto delle associazioni); ripristinare i sentieri ormai andati in rovina per la mancanza di manutenzione; aprire al pubblico, con la dovuta sorveglianza, la Riserva Alto Tirone, oggi accessibile solo tramite autorizzazione da richiedere al Corpo Forestale; aiutare le aziende agricole ad aprirsi all'incontro con la cittadinanza dotandosi di un minimo di strutture di accoglienza; elaborare un piano ed un progetto educativo di lungo periodo, di concerto con le associazioni e il mondo della scuola. C'è tanto da fare ma si può fare.

 

Un testo di sostegno alla sua nomina a presidente dell'Ente si intitola "Un agricoltore per il Parco". Cosa significa?

L'agricoltura è assolutamente centrale per la esistenza stessa del Parco nazionale del Vesuvio e in generale essa svolge un ruolo fondamentale in tutti i Parchi nazionali. L'agricoltura, nella storia evolutiva della specie umana, rappresenta il momento in cui l'uomo comincia a modificare l'ambiente naturale in modo sostanziale per procacciarsi da vivere. L'agricoltura modifica il territorio e l'ambiente, come qualunque attività umana, ma, a differenza di altre attività, mantiene con l'ambiente un rapporto di stretta, immediata, dipendenza. Venendo a noi, l'agricoltura tradizionale vesuviana rappresenta sicuramente un modello di agricoltura sostenibile che si "adatta", più che modificarlo, all'ambiente naturale, rispettando la morfologia irregolare dei suoli, si pensi ai terrazzamenti; rispettando la biodiversità delle specie spontanee e autoctone, che sono presenti non solo nelle zone boschive, ma anche nelle "tare" tra una appezzamento e l'altro delle stesse aziende agricole; l'agricoltura contribuisce in modo sostanziale alla manutenzione e gestione delle aree montane sotto il profilo del contenimento del rischio idrogeologico. Una agricoltura in salute rende il Parco più bello, più attrattivo, più visitabile e contribuisce a tutelare le aree naturalistiche di massima protezione. In conclusione direi che l'agricoltore è di per sé portato nella sua attività a trovare un punto di equilibrio tra le esigenze della produzione e quelle della tutela dell'ecosistema, da cui dipende. Per questo il suo punto di vista è importante. Con questo, naturalmente, non voglio sostenere che non siano importanti altri punti di vista per ben governare il Parco. Ci mancherebbe.  

 

La sua "investitura popolare" è il segno di una voglia di partecipazione democratica che sembra farsi largo in tutto il Paese, ma nell'ambito locale assume tratti ancor più sorprendenti e stimolanti se si pensa che riguarda un ente verso cui buona parte della popolazione nutre sentimenti ambivalenti. Come intende conservare e alimentare questo "dialogo" con la popolazione?

E' vero, la popolazione nutre nei confronti del Parco sentimenti ambivalenti che vanno da un netto rifiuto pregiudiziale, ad un rifiuto motivato dall'inerzia in cui l'ente è precipitato e alla inefficacia delle sue politiche, alla delusione per tutte le aspettative positive che la nascita del Parco aveva alimentato. Poi c'è una grande parte della popolazione che ancora non ha capito bene cos'è il Parco, se c'è e quali siano esattamente i suoi compiti. Il Movimento "cittadini per il Parco", a prescindere dalla mia "candidatura", ha fatto in questi quattro anni una grande opera di sensibilizzazione rivolgendosi, in primo luogo, alla cittadinanza attiva nei movimenti, nei comitati, nelle associazioni, nei partiti politici. In generale, io credo che i cittadini siano più propensi a partecipare, a "contare", di quanto si creda. E' vero che, specialmente nel Mezzogiorno, per ragioni storiche che tuttavia dobbiamo lasciarci alle spalle, la cittadinanza è più incline che altrove alla delega ed è meno abituata alla partecipazione politica; è vero che come meridionali spesso confondiamo i diritti con i "favori" e che difettiamo di coscienza civica e di senso della cosa pubblica; tutto questo è innegabilmente vero. Ma la coscienza civica si forma e la partecipazione politica si costruisce. Dal basso e dall'alto. Se fossi nominato Presidente uno dei mie primi atti sarebbe senz'altro quello della istituzione delle consulte civiche, previste dallo statuto dell'ente, ma mai istituite. Immagino la creazione di almeno quattro consulte: sul turismo, sull'agricoltura, sulla tutela e conservazione dell'ambiente e dei beni culturali e sulla educazione ambientale. Le consulte sono organismi consultivi, costituiti da membri della società civile di nomina presidenziale, che aiutano i tecnici e i decisori politici a prendere decisioni avendo una conoscenza della realtà più completa ed esatta. Sono luoghi istituzionali in cui la società civile porta le sue esigenze e le sue proposte e progettualità alla attenzione dei decisori politici. La istituzione delle consulte ovviamente non risolve né esaurisce il dialogo che deve esserci tra ente Parco e cittadinanza, ma gli fa fare un grosso passo in avanti.  

 

Qualcuno ha sollevato dubbi sul suo equilibrio istituzionale perché, gestendo un'azienda agricola all'interno del Parco, lei avrebbe un conflitto di interessi. Cosa risponde in proposito?

Come ho già argomentato prima, ritengo che tra agricoltura e ente Parco non vi sia un conflitto ma una convergenza di interessi. Per quanto riguarda invece la mia condizione di imprenditore, è ovvio che qualora fossi eletto Presidente la mia azienda si asterrebbe dal beneficiare di eventuali aiuti da parte dell'ente, peraltro mai ricevuti e mai concessi, per quanto mi risulta, ad aziende agricole, per non alimentare sospetti o illazioni.

 

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La puntata precedente è (1) Tra Parco e Vesuvio, mentre le puntate successive sono: (3) L’Ente Parco, (4) Il futuro del Parco, (5) Turismo e sostenibilità.

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22 luglio 2014 2 22 /07 /luglio /2014 08:39

http://www.campaniatour.it/uploads/589_Vesuvio_31_agosto_2004.jpgEntro poche settimane il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti nominerà il prossimo Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio. Come non è mai accaduto prima, decine di associazioni del territorio si sono unite su un nome, proponendo come proprio rappresentante l'imprenditore agricolo Giovanni Marino. Abbiamo chiesto un incontro al candidato e ne è nata una lunga e ricca conversazione, che abbiamo ordinato in cinque argomenti principali. Pubblicheremo un tema ogni due giorni, così da presentare in maniera puntuale la storia, le idee e le prospettive di Giovanni Marino.
Questa è la prima puntata.

 

Negli ultimi mesi il suo nome è stato spesso evocato in merito alla prossima presidenza dell'Ente Parco Nazionale del Vesuvio. La particolarità è che la sua candidatura è sostenuta da decine di associazioni locali. Da cosa nasce questa esperienza? 

La candidatura nasce dall'esperienza del Movimento "cittadini per il Parco", nato nell'aprile del 2010, che in questi anni ha saputo unire diverse espressioni della cittadinanza attiva e dell'associazionismo, dialogando con il mondo delle imprese a cominciare da quelle che operano nei settori dell'agricoltura e del turismo. L'idea e l'obiettivo unificanti del Movimento sono quelli di ridare slancio ed efficacia all'azione del Parco nazionale del Vesuvio, mettendolo in condizione di realizzare i suoi compiti istituzionali di tutela e conservazione della natura e di promozione di uno sviluppo economico e sociale coerente con le finalità dell' area protetta.

 

A parte l'investitura popolare, quali sono le sue conoscenze del territorio vesuviano e, più in particolare, dell'Ente Parco - delle loro problematiche, delle loro potenzialità - per cui il Ministro dell'Ambiente potrebbe scegliere lei?

Io sono un napoletano trapiantato sul Vesuvio all'età di 11 anni. Da ragazzo i miei amici vesuviani mi hanno insegnato a conoscere il Vulcano, a partire dalle pinete di Trecase, i conetti vulcanici, le colate laviche del 1872, a girare per le campagne. Ero un ragazzo di città e non avevo mai visto una pianta di pomodoro o un vigneto. Un mondo. Dal 2001 faccio l'imprenditore agricolo. La mia è la più grande azienda biologica del Parco e i miei prodotti sono esportati in mezzo mondo. Sapere che oggi a Stoccolma è possibile trovare il pomodorino del piennolo è una cosa che mi inorgoglisce e mi rende felice. Da agricoltore e ambientalista/escursionista credo di avere una buona  conoscenza delle problematiche del Parco e delle sue potenzialità. Grazie all'amicizia con molti operatori del settore ho inoltre approfondito le mie conoscenze sul turismo.

 

Tra i ruoli pubblici che lei ricopre, ne spiccano almeno due: è presidente del “Consorzio di tutela del pomodorino del piennolo” ed è il rappresentante del Movimento “cittadini per il Parco”. Ce ne può parlare?

Il Consorzio di Tutela è stato riconosciuto dal Ministero dell'agricoltura nell'aprile del 2013. E' uno strumento fondamentale per garantire sia i consumatori che gli stessi produttori sulla origine del prodotto dop e sulla veridicità di quanto leggono in etichetta. Inoltre è uno strumento importante di promozione per far conoscere il prodotto ai consumatori e agli operatori, ma per la promozione servono fondi e recentemente le disponibilità del Ministero si sono notevolmente assottigliate. Oggi il Consorzio rappresenta circa il 70% della produzione iscritta alla dop e ne fanno parte una ventina di aziende. Compito del Consorzio è anche quello di convincere sempre più agricoltori ad iscriversi alla dop, prima ancora che al Consorzio.
Cittadini per il Parco è nata per una mia intuizione, anzi è più corretto dire per una mia necessità esistenziale ed insoddisfazione profonda. La necessità era ed è quella di cambiare profondamente le politiche pubbliche sia del Parco che degli stessi Comuni in materia di ambiente e sviluppo. Non possiamo più sopravvivere, né come cittadini né come imprese. Dobbiamo cominciare a vivere meglio.

 

Quali attività ha avviato in seno a queste due organizzazioni per promuovere, da un lato, il pomodorino e, dall'altro, il territorio vesuviano?

Come Consorzio di Tutela, in questo primo anno di vita, ci siamo concentrati specialmente sulla funzione di tutela per prevenire usi impropri della denominazione e assicurare ai consumatori una corretta informazione attraverso una corretta etichettatura del prodotto. Abbiamo inoltre tenuto più incontri con gli agricoltori per informarli sulle opportunità e la convenienza ad aderire al sistema della dop. Il pomodorino del piennolo è sempre più richiesto sul mercato e assistiamo al fenomeno molto positivo di figli di agricoltori che ritornano al lavoro dei padri, garantendo il ricambio generazionale o addirittura al fenomeno di giovani imprenditori provenienti da altre esperienze lavorative che si avvicinano al mondo agricolo. Inoltre, nei limiti consentiti dal nostro budget (il Consorzio vive dei contributi dei propri soci e al momento non ha ricevuto alcun tipo di finanziamento pubblico) partecipiamo a manifestazioni pubbliche per la valorizzazione dei prodotti tipici campani in Campania e in Italia.
Come "cittadini per il Parco" invece organizziamo da quattro anni a questa parte, tra maggio e giugno, "Girando intorno al Vesuvio": un fitto e ricco programma di escursioni, visite guidate, incontri per far conoscere il Vesuvio ai vesuviani e ai napoletani. I nostri eventi spaziano geograficamente in tutti e 13 i comuni del Parco e toccano tutte quelle dimensioni del patrimonio storico e del vissuto quotidiano che a nostro giudizio vanno valorizzate: agricoltura, buona tavola, archeologia, arte, artigianato, architettura, paesaggio, flora e fauna vesuviane. Una occasione per conoscere, ricordare, recuperare dall'oblio e dall'abbandono, ripensare lo sviluppo.

 

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Le puntate successive sono: (2) Un agricoltore per il Parco, (3) L’Ente Parco, (4) Il futuro del Parco, (5) Turismo e sostenibilità.

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21 luglio 2014 1 21 /07 /luglio /2014 14:45

«Cambiamo modello di governance», un'intervista a Giovanni Marino
pubblicata da Carmine De Cicco su "Il Giornale di Napoli" il 19 luglio 2014:

DE-CICCO-carmine_Intervista-a-Giovanni-Marino_Il-Giornale-d.jpg

Alcuni estratti:

«Nel Parco del Vesuvio devono essere predisposte aree verdi attrezzate, zone con finalità ludiche ma anche didattiche. E c'è bisogno di manutenzione dei sentieri»;

«Il Parco del Vesuvio non vende gadget di alcun genere. Anche da qui potrebbero arrivare nuovi finanziamenti»;

«Si potrebbe creare una Casa del Parco in ciascun comune del Vesuvio, con punti vendita e informativi».

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21 luglio 2014 1 21 /07 /luglio /2014 07:22

Il Parco Nazionale del Vesuvio è senza Presidente e Consiglio Direttivo dal dicembre 2013. L'allora Ministro dell'ambiente Andrea Orlando ha prorogato il mandato del Presidente uscente, prof. Ugo Leone, ed entro la fine del prossimo mese di agosto 2014 il nuovo Ministro Gian Luca Galletti dovrebbe nominare i nuovi vertici dell'Ente Parco Nazionale del Vesuvio.

Intorno a questa trafila amministrativa, alla fine del 2013 abbiamo indicato le 13 «misure più urgenti e insieme le più incisive per ridare significato e prospettiva all’ente e alla sua missione», un vero e proprio memorandum per il prossimo Consiglio Direttivo del PNV. Ma nelle prime settimane dell'anno, in coerenza con i princìpi del movimento "cittadini per il Parco", è andato crescendo anche un fenomeno sociale inedito: decine di associazioni culturali, ambientali, di volontariato, sportive e di assistenza sociale del vesuviano si sono unite su un nome, proponendo come candidato alla prossima Presidenza del Parco l'imprenditore agricolo Giovanni Marino (note biografiche + interviste), presentato alla cittadinanza e alla stampa il 13 febbraio 2014 (locandina + foto). 

A nostra memoria, non è mai accaduto che uno spaccato sociale così ampio e significativo si ritrovasse intorno alla figura di un leader per reclamare attenzione al Ministro dell'ambiente su una scelta che può essere decisiva per le sorti delle comunità dell'area protetta. Questa attenzione è stata richiesta ad entrambi gli ultimi titolari del dicastero con due lettere aperte: il 22 gennaio 2014 al ministro Orlando e poi, con il cambio di governo nazionale, il 26 febbraio 2014 al neoinsediato ministro Galletti.
In entrambe le missive le 36 (oggi 37) associazioni vesuviane spiegano perché quella di Giovanni Marino è la figura che può dare nuovo slancio ad un Ente che ha quasi 20 anni e che per la provincia napoletana rappresenta ben più di un'area naturalistica protetta.

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26 febbraio 2014 3 26 /02 /febbraio /2014 15:31

Breve e non esaustiva rassegna stampa sulla candidatura di Giovanni Marino alla presidenza dell'Ente Parco Nazionale del Vesuvio:

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26 febbraio 2014 3 26 /02 /febbraio /2014 15:27

Una grande battaglia di democrazia e di partecipazione, che vuole chiudere definitivamente con i metodi del passato, non si ferma davanti al cambio di un Ministro, anzi ........

Lettera aperta al nuovo ministro dell’ambiente 
Egregio ministro Galletti,
tra le “emergenze ambientali” che Ella si troverà ad affrontare all’indomani del suo giuramento c’è anche quella delle nomine per il rinnovo degli organismi dirigenti di molti Parchi nazionali, nomine già rinviate più di un anno fa dal governo Monti uscente, tra le quali quelle relative ai due Parchi della Campania, il Parco del Cilento e Vallo di Diano e il Parco nazionale del Vesuvio. 
Sono nomine che produrranno i loro effetti, positivi o negativi, per i prossimi 5 anni.
Si impone una riflessione sul significato e sulla missione sociale ed economica dei Parchi nazionali. 
Mentre in Senato giace un disegno di riforma complessivo della legge 394 sulle aree protette, ad aprile 2013 il Dpr n. 73 “Regolamento recante riordino degli enti vigilati dal Ministero dell’ambiente” cambia numero e composizione dei consigli direttivi degli enti Parco, “pareggiando” il numero di membri designati dagli enti locali (comuni) con quelli di nomina ministeriale. 
Il senso politico di questa innovazione è chiaro: si vuol dare nel governo dei Parchi maggior peso agli enti locali. Ne discende anche che la figura del Presidente, di nomina ministeriale, diventa a maggior ragione un elemento di equilibrio e garanzia tra le ragioni della tutela, si suppone maggiormente rappresentate da personalità di respiro “nazionale” o “tecnici” e quelle dello sviluppo, di cui sarebbero naturali “portatori di interesse” gli enti locali. 
Ma, come sempre, la realtà è più complessa delle sue semplificazioni.
Non sempre infatti gli enti locali e i sindaci garantiscono quella concretezza di proposte e quella lungimiranza di vedute capaci di tradursi in misure atte a promuovere uno sviluppo economico solido e duraturo; viceversa le ragioni della tutela e della conservazione dell’ambiente, della flora, della fauna e del paesaggio, come pure del patrimonio culturale, storico artistico, architettonico, agroalimentare e etno antropologico, sono a ben vedere, nel particolare contesto dei Parchi nazionali, se non l’unico, quasi sempre il principale bene comune su cui far leva per creare sviluppo e occupazione.
Nel caso del Parco nazionale del Vesuvio, a diciotto anni dalla sua istituzione, ci sembra di poter dire, senza tema di essere smentiti, che il Parco sia ben lontano dall’essere diventato, nella consapevolezza degli amministratori locali come nella coscienza dei cittadini, una “sfida positiva” per rimettere in discussione modi di vita e modi produzione, per riconvertire l’organizzazione sociale ed economica, per ritrovare una qualità della vita perduta e rilanciare un modello di sviluppo economico di segno opposto a quello invalso a partire dagli 50 imperniato sul consumo del territorio, su forme di turismo aggressive dell’ ambiente, sull’industria del mattone e sul ciclo, ad essa complementare, delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti legale e non.

Forse era ingenuo immaginare che l’istituzione dell’ente Parco potesse da sola innescare il processo di cambiamento sperato. E, in effetti, l’ente Parco ha vissuto in questi anni, come è stato detto, una condizione di “solitudine istituzionale”, percepito dagli enti locali come una presenza inutile o di ostacolo, salvo poi reclamare, da parte degli stessi comuni, la redistribuzione dei fondi europei destinati ai Parchi nazionali, secondo logiche meramente spartitorie.
Ma il Parco del Vesuvio è rimasto lontano anche dai cittadini, dagli agricoltori, dagli operatori economici. Anche da questi ultimi la sua presenza o non è stata percepita affatto o è stata vissuta con fastidio.
Né essere Parco ha risparmiato i cittadini vesuviani dalla apertura di una nuova grande discarica, la cava Sari II a Terzigno.
Tuttavia all’orizzonte si profila una possibilità di cambiamento. 
Un imprenditore illuminato, viene “designato” alla Presidenza del Parco da una quarantina di associazioni locali e regionali di varia natura e ragione sociale, dalle Pro Loco alle associazioni ambientaliste, dalle associazioni di categoria degli agricoltori a quelle degli operatori del commercio e del turismo, dalle associazioni sportive alle associazioni culturali. La legge 394 in realtà non prevede “candidature”. La nomina dei Presidenti dei Parchi è di esclusiva competenza del Ministro dell’ambiente. 
E tuttavia, a nostra memoria, non è mai accaduto che uno spaccato sociale così ampio e significativo si ritrovasse intorno alla figura di un leader e del suo movimento dal nome invero assai significativo, “cittadini per il Parco”, per reclamare attenzione al Ministro dell’ambiente su una scelta che può essere decisiva per le sorti delle comunità dell’area protetta come pure per quelle delle aree contigue, la fascia costiera a sud e la zona pedemontana a nord, da comprendere in una unica e unificante prospettiva di tutela e di sviluppo in collegamento e sinergia con l’area “a monte”.

Il “candidato” è forte di un programma di intenti serio e lungimirante (in allegato), condiviso con le associazioni, frutto di anni di impegno civile. 

Il vincolo assunto come risorsa. Il Parco come “casa comune” degli enti locali. Un nuovo modello di “governance” del Parco che “allarghi” la partecipazione ai processi decisionali alla cittadinanza attiva, alle associazioni, agli operatori economici, al mondo della scuola e dell’Università. La struttura tecnico operativa dell’ente da potenziare e trasformare in un vero e proprio “pensatoio” capace di produrre programmi e progetti di valenza strategica per tutta l’area protetta. Sviluppo dei “turismi possibili”, incentivazione della agricoltura tradizionale, implementazione del merchandising e di tutte le forme di autofinanziamento dell’ente Parco per garantire controllo del territorio, vigilanza, manutenzione ordinaria dei sentieri e delle aree verdi attrezzate e, non da ultimo, consentire l’assunzione con contratti di tipo privato di nuovo personale altamente qualificato secondo criteri rigorosamente meritocratici. 

Un imprenditore che nel suo campo, quello delle cosiddette eccellenze agroalimentari, si è fatto ambasciatore della civiltà rurale vesuviana nel mondo e che è riuscito nella difficile impresa di consorziare altri imprenditori agricoli dando vita al Consorzio di tutela del pomodorino del piennolo, prodotto insignito del marchio DOP nel 2010.
Per queste e altre ragioni, che saremmo lieti di poterLe esporre di persona, i firmatari della presente Le propongono, come a suo tempo hanno proposto al ministro Orlando, di nominare Giovanni Marino alla Presidenza dell’ente Parco nazionale del Vesuvio.

Con osservanza

I firmatari

Terra e Dignità San Giuseppe vesuviano
Museo della civiltà contadina “Michele Russo” Somma Vesuviana
Associazione NeaNastasis Sant’Anastasia
Osservatorio Ambiente PD Sant’Anastasia
Polisportiva Quadrifoglio Sant’Anastasia
Boschetto Sporting Club Sant’Anastasia
Gruppo Sportivo ALANBICI San Sebastiano al Vesuvio
Consorzio UNIPAN San Sebastiano al Vesuvio
Legambiente Parco nazionale del Vesuvio Ercolano
Pro Loco Hercuvlanevum Ercolano
ASCOM Ercolano
Associazione Family House Ercolano
Associazione per i Siti Reali e le Residenze Borboniche ONLUS Portici
Movimento cittadini attivi Torre del Greco
Università Verde Torre del Greco
Centro sociale Torrese Torre del Greco
Comitato “Oncino” Torre Annunziata
A.S.D. Archeoatletica Vesuvio Torre Annunziata
Zona Rossa - Associazione di Civile Creatività Torre Annunziata
Archeoclub Torre Annunziata
Centro studi storici “Nicolò D’Alagno” Torre Annunziata
URCAS ONLUS – Associazione Invalidi Civili Disabili e Famiglie Torre Annunziata
Associazione ViviTrecase Trecase
Pro Loco Trecase
Associazione culturale “Logos” Trecase
Associazione “Il Melograno” Boscoreale
Associazione culturale “Gli Zampognari del Vesuvio” Boscotrecase
Associazione Discovery Vesuvius Terzigno
Confcommercio Terzigno
Confagricoltura Napoli
AmbienteVivo Campania
Centro ricerche pedagogiche Mammut 
Associazione “Amici del Sarno ONLUS”
Bio Logica Associazione campana produttori biologici
Confagricoltura Campania
CIA (confederazione italiana agricoltori) Campania

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10 febbraio 2014 1 10 /02 /febbraio /2014 17:38

 

Giovanni-Marino-note-biografiche.jpgGiovanni Marino è nato a Napoli il 21/12/1965

 

Ha frequentato la Facoltà di sociologia della Università Federico II di Napoli e ha lavorato come operatore sociale presso associazioni di volontariato e con il Comune di Napoli negli anni 90 occupandosi in particolare di minori a rischio a Torre annunziata, di sostegno alla popolazione Rom nel campo di via Zuccarini a Napoli – Scampia in collaborazione con l’associazione Il Compare (comitato per l’assegnazione di aree non ghetto ai Rom), e infine dando vita ad un progetto di presa in carico e accompagnamento sociale di persone senza fissa dimora, che nel 1999 diventa servizio di “Unità Mobile di Pronto Intervento Sociale” del comune di Napoli. Nel 2001 lascia il servizio per divergenze di vedute su obiettivi e metodologia di lavoro con la Direzione dei servizi sociali del Comune e rileva un fondo semi - abbandonato in Massa di Somma. L’idea iniziale è quella di avviare un gruppo familiare Rom kosovaro alla creazione di una impresa di ristorazione, ma, tramontata per vicissitudini varie questa ipotesi, nasce l’azienda agricola “casa Barone”, oggi la più grande azienda agricola biologica del Parco nazionale del Vesuvio e azienda leader nella produzione e commercializzazione del pomodorino del piennolo del Vesuvio DOP  che fa conoscere al di fuori del mercato locale a esperti e consumatori e oggi esporta in 10 paesi della Unione europea ed inoltre in Cina, Canada, Singapore, Usa, Giappone, Russia.

È tra i principali artefici del comitato promotore della DOP per il pomodorino del piennolo che ottiene l’ambito riconoscimento europeo nel gennaio del 2010. Il 15 aprile 2010 fonda Nuova agricoltura - Consorzio di promozione del pomodorino del piennolo del Vesuvio DOP che Il 10 aprile 2013 il Mipaaf (Ministero politiche agricole alimentari e forestali) riconosce come Consorzio di Tutela e che oggi rappresenta oltre il 70% della produzione iscritta alla DOP e del quale Giovanni Marino è il primo e l’attuale Presidente.

Nel 2009 è tra i promotori del riconoscimento del IGP Catalanesca del Monte Somma che viene riconosciuta prima come vino da tavola e poi ottiene finalmente la IGP nel luglio del 2011.

Nel marzo 2010 fonda il Movimento “cittadini per il Parco” di cui è attualmente il coordinatore.

In gioventù ha partecipato e dato vita a numerose iniziative politiche, sociali e culturali.

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10 dicembre 2013 2 10 /12 /dicembre /2013 19:47

Memorandum per il prossimo Consiglio Direttivo

 

Premessa

parco_vesuvio_logo.jpg In questi giorni la Comunità del Parco (l’insieme dei Sindaci dei 13 comuni del Parco), che secondo la legge quadro sulle aree protette esprime un parere obbligatorio sul bilancio, preso atto della esistenza di circa 2 milioni di euro di avanzi di amministrazione disponibili per investimenti, ha chiesto formalmente all’ente Parco di recepire progetti presentati dai comuni per spendere questi fondi. Altrettanto formalmente il Presidente Leone ha risposto alla Comunità ricordando ai Sindaci che Il Parco ha già dei progetti cantierabili, degli indirizzi programmatici, delle linee operative strategiche democraticamente deliberate desumibili dagli atti programmatici recenti e passati, a partire dal mitico piano pluriennale economico, che non ci risulta invero essere mai stato aggiornato. Il Presidente quindi non ha né poteva negare ai Comuni la possibilità di presentare progettiEuro-cash.jpg ma ha chiarito agli enti locali che tali progetti dovranno rispecchiare tali linee strategiche operative e non discostarsi da esse. Il rischio evidente di questa operazione proposta dai Comuni è quello di una ennesima spartizione/ dispersione a pioggia di fondi che viceversa dovrebbero e potrebbero essere concentrati su obiettivi rilevanti e strategici. Il Presidente Leone sembra dello stesso nostro avviso. Meglio avrebbe fatto la Comunità e il suo Presidente Capasso a sollecitare una discussione sulle linee operative strategiche, se le ritiene insufficienti o datate, anziché chiedere di aprire il vaso di Pandora dei desiderata dei singoli comuni. All’ente Parco tuttavia non si può non porre questa domanda (anche se conosciamo già la risposta, che è desumibile dalla esposizione delle 13 azioni che seguono), e cioè: perché il Parco non riesce a spendere questi fondi?

 

Ciò premesso, ci permettiamo invece di suggerire, consapevoli della parzialità del nostro punto di vista, ai prossimi amministratori dell’ente Parco, in modo pragmatico, quelle che riteniamo essere le misure più urgenti e insieme le più incisive per ridare significato e prospettiva all’ente e alla sua missione. In realtà, a ben vedere, dall’insieme di queste proposte emerge una visione a tutto tondo del Parco, che è quella che ci contraddistingue, che tiene conto di tutti gli aspetti e dimensioni nelle quali l’ente è chiamato ad intervenire (dalla tutela e conservazione della natura allo sviluppo, dalla agricoltura al turismo, dalla bonifica del territorio alla educazione ambientale) ed una indicazione precisa dei limiti che hanno condizionato negativamente l’azione dell’ente sino ad oggi. Ci auguriamo infine che queste brevi note possano fornire una “bussola” non solo ai futuri amministratori, ma anche a chi li deve nominare, orientandolo nella scelta.

 

Le 13 azioni da fare subito

1) Approvare il regolamento dell’ente Parco.

Il 19 gennaio del 2010 il Consiglio Regionale della Campania, con notevole ritardo rispetto ai tempi prescritti dalla legge quadro sulle aree protette, ha finalmente approvato il Piano urbanistico del Parco nazionale del Vesuvio. Ebbene a distanza di 4 anni, l’attuale Consiglio Direttivo dell’ente Parco, orfano dei membri della Comunità, non è riuscito ad approvare il regolamento, la cui approvazione, secondo la 394, deve essere contestuale a quella del Piano ovvero avvenire non oltre i sei mesi dalla approvazione del Piano stesso. Il Piano urbanistico è uno strumento di grande dettaglio e di fondamentale importanza per orientare lo sviluppo del territorio. Esso è sovraordinato al Piano Paesistico Territoriale e ad esso devono conformarsi i Piani regolatori dei comuni. Per fare solo un esempio, basti pensare che mentre il Piano paesistico prevede in area Parco una inedificabilità assoluta , il Piano del Parco prevede una deroga, ad eccezione che nella zona di massima protezione (boschi e aree a ridosso del Gran Cono) per le aziende agricole, cui viene consentito, comprovandone la necessità, di edificare locali per lo stoccaggio delle attrezzature, dei prodotti agricoli ovvero per la trasformazione artigianale dei prodotti. Tuttavia in mancanza della approvazione del regolamento regna l’incertezza su quali debbano essere i parametri in base ai quali far valere questa norma del Piano.

2) Potenziare la pianta organica dell’ente sia tramite distacchi da altri enti pubblici (a partire dagli stessi comuni del Parco), sia tramite la stipula di contratti di consulenza con professionisti scelti secondo criteri scrupolosamente meritocratici.

La pianta organica dell’ente deve essere incrementata e arricchita per numero e profili professionali (mancano architetti, ingegneri, agronomi, esperti di marketing territoriale, esperti di fund raising, ecc.). L’ente Parco si deve affermare come “cabina di regia politica” in materia di difesa del territorio e di sviluppo, e, per far questo, ha bisogno di una struttura tecnica all’altezza della situazione che possa diventare un punto di riferimento e di supporto per le strutture tecniche comunali. In altre parole il Parco ha bisogno di dotarsi di una struttura tecnica che sia nello stesso tempo un “pensatoio” che collabori con la direzione politica dell’ente e una struttura tecnica esecutiva di grande efficacia ed efficienza.

3) Rivedere la convenzione con le guide vulcanologiche per l’accompagnamento al Gran Cono.

La convenzione vigente tra ente Parco e guide vulcanologiche ( le guide operano in virtù della legge regionale n.11 del 1986 che stabilisce, tra l’altro, la obbligatorietà dell’accompagnamento dei visitatori al Gran Cono ) stabilisce che all’ente Parco (che gestisce il servizio di biglietteria) vada il 25% del prezzo del biglietto e il restante 75% alle Guide. Considerato che il prezzo del biglietto varia da 8 euro a 10 euro a seconda della tipologia dell’acquirente ne consegue che le 37 "Guide Alpine Vulcanologiche" (perché 37? Ne basterebbero molte di meno) ricevono dall'ente Parco 7,5 euro sul biglietto da 10 euro e 6 euro sul biglietto da 8 euro. Ipotizzando la vendite dei soli biglietti da 8 euro, considerato che il Gran Cono è visitato ogni anno da almeno 500.000 persone (ma al Parco giungono in continuazione segnalazioni di ingressi “autogestiti” dalle guide, che presidiano l’ingresso al sentiero), abbiamo che alle guide vanno 3.000.000 di euro lordi all’anno, mentre al Parco vanno 1.000.000 di euro cui vanno detratti i costi del servizio di biglietteria che è affidato in appalto a ditta esterna. La convenzione tra ente Parco e guide dovrà essere rinnovata entro la fine dell’anno.

 

4) Riprendere il progetto di delocalizzazione della biglietteria, dell’area parcheggio e servizi del Gran Cono da quota mille a quota ottocento, con una nuova organizzazione dei servizi per i turisti.

a) L’area in oggetto è il biglietto da visita del Parco. La maggior parte dei visitatori del Parco passa inevitabilmente da lì. Attualmente la qualità del servizio che viene offerto ai turisti è vergognosa. Parcheggiare è caotico, non esiste un servizio informazioni, i bagni sono quelli chimici da cantiere, i servizi di ristoro e di vendita gadget sono in mano a bancarellari storici che vendono improbabili bottiglie di Lacryma Christi e le immancabili reliquie di Maradona. Eppure esiste un progetto esecutivo per la delocalizzazione (e riqualificazione) a quota 800 di tutti i servizi elaborato a suo tempo dall’ufficio tecnico dell’ente. Cosa si aspetta a aprire il cantiere?

b) Creare un linea di gadgets del Parco (in parte già esistente) e avviare una attività di merchandising e di vendita di tali gadget (mai avviata). Considerati i tagli sempre più pesanti ai trasferimenti statali alle aree protette, assume viepiù importanza la capacità dei Parchi di “autofinanziarsi” per sostenere i propri costi di gestione. Limitandoci a considerare gli introiti potenziali derivanti dalla vendita di gadget ai visitatori del Gran Cono (più di 500.000 visitatori), e senza considerare che la creazione di un circuito di “case del Parco”, di cui parliamo al punto 6, potrebbe dare ulteriore impulso a tale attività, appare subito evidente che il merchandising potrebbe rappresentare una entrata da non sottovalutare per le casse del Parco.

5) Procedere alla manutenzione straordinaria dei sentieri. Garantire la manutenzione ordinaria. Implementare la sentieristica per consentire al visitatore di raggiungere dal Gran Cono tutti i comuni del Parco.

Negli anni scorsi, specialmente nel periodo della Presidenza Frassinet, il Parco ha realizzato una rete sentieristica di tutto rispetto, anche avvalendosi dei LSU e dei finanziamenti che “si accompagnavano” all’impiego di tale categoria di lavoratori. Una volta esauritasi per legge la possibilità di impiegare i LSU e terminati i fondi che incentivavano l’impiego di codesti lavoratori, la rete dei sentieri è stata progressivamente abbandonata e oggi i sentieri sono quasi del tutto impercorribili. Eppure sono stati spesi milioni di euro e impiegate migliaia di ore di lavoro per realizzare tali opere. Tutto questo è grave ed inaccettabile. Di qui l’esigenza di una manutenzione straordinaria e di assicurare la manutenzione ordinaria dei sentieri. Infine la sentieristica può essere ulteriormente implementata per realizzare il grande progetto di collegare il Gran Cono con tutti i sentieri del Parco e , attraverso essi, consentire al visitatore di raggiungere dal Gran Cono tutti e tredici i comuni del Parco e viceversa.

6) Realizzare in ogni comune una “casa del Parco” attraverso il recupero della edilizia rurale abbandonata, con servizi di info - point, vendita di gadget e di prodotti tipici locali, da affidare preferibilmente a cooperative e società di giovani.

La realizzazione di un circuito di “case del Parco” darebbe impulso in ogni comune alla mobilitazione delle energie civiche ed imprenditoriali disponibili a creare altrettanti Presidi per la difesa della natura e per la promozione delle attività compatibili.

7) Aprire al “traffico pedonale” la riserva Alto Tirone, oggi accessibile solo previo autorizzazione della Forestale che la gestisce.

La riserva Alto Tirone è uno dei luoghi più suggestivi e interessanti dal punto di vista naturalistico del Parco. Un tempo era accessibile, attraverso la strada Matrone, anche con gli autoveicoli privati, oggi neanche a piedi. Dalla strada Matrone si imbocca un sentiero pianeggiante con vista sul golfo, sicuramente il sentiero più panoramico del Parco, che attraversa il territorio dei comuni di Boscotrecase, Trecase, Torre del Greco e si congiunge con la strada provinciale che da Ercolano porta al Gran Cono.

8) Manutenere le aree verdi attrezzate esistenti e crearne di nuove.

Abbiamo detto della importante rete dei sentieri creata durante gli anni della Presidenza Frassinet. Poche sono invece le aree verdi attrezzate a disposizione delle famiglie. Il Parco per essere amato e rispettato deve poter essere vissuto dalla popolazione. Vanno quindi realizzate in modo diffuso sul territorio del Parco aree verdi dove sia possibile alle famiglie, ai ragazzi, sostare, giocare, imparare a conoscere la natura. Tali aree vanno manutenute con regolarità e gestite anche in collaborazione con l’associazionismo locale e gli agricoltori.

9) Bandire un concorso internazionale per la riqualificazione paesaggistica della via Panoramica Trecase – Terzigno.

La strada in oggetto è una delle strade panoramiche e delle “porte di ingresso” più belle e suggestive del Parco, scempiata da abusivismo edilizio, incuria e degrado. Proponiamo di bandire un grande concorso architettonico di respiro internazionale con l’obiettivo di realizzare il progetto di riqualificazione risultato vincente anche con la collaborazione e la compartecipazione finanziaria degli operatori turistici le cui attività insistono sulla via Panoramica.

10) Istituire un coordinamento stabile tra polizie locali e CTA (nucleo della Forestale alle dipendenze funzionali del Parco) per il controllo del territorio.

Considerato il numero di abitanti ed il livello di urbanizzazione del territorio del Parco e limitrofo al Parco, il CTA è assolutamente sottodimensionato rispetto alle esigenze di controllo del territorio. Per garantire un controllo più efficace contro i reati ambientali è allora indispensabile sensibilizzare maggiormente le polizie locali e creare un coordinamento stabile tra di esse e il Corpo Forestale.

11) Censimento di tutte le discariche abusive nel Parco

La rete associativa di “cittadini per il Parco” è impegnata a realizzare un censimento delle discariche abusive in area Parco. Chiediamo all’ente di collaborare con noi per convocare un tavolo inter istituzionale per reperire i fondi, stabilire tempi e modi delle bonifiche e mettere a punto strategie efficaci di prevenzione del fenomeno.

12) Farsi parte attiva per il monitoraggio, la messa in sicurezza e le bonifiche delle discariche di Pozzelle 3 (ex Cava Sari) e Pozzelle 2 a Terzigno, della Amendola Formisano a Ercolano e della discarica “la Marca” a Somma vesuviana.

Sta crescendo nella popolazione vesuviana la preoccupazione per i pericoli alla salute causati dall’inquinamento da discariche. Occorre fare tutte le verifiche necessarie anche per evitare allarmismi ingiustificati e ricadute negative sulla agricoltura locale e sul turismo.

13) Istituire le consulte civiche (il Movimento ha presentato all’ente le proposte di regolamento per la istituzione di quattro Consulte: agricoltura, turismo, tutela e conservazione, educazione ambientale) previste dallo statuto dell’ente per realizzare un modello di governance “allargata” del Parco.

Occorre consentire alle associazioni, al mondo della scuola e del volontariato, agli imprenditori, di partecipare ai processi decisionali dell’ente realizzando un circuito informativo virtuoso che trasmetta all’ente quelle informazioni e conoscenze che sono presenti sul territorio, non altrimenti accessibili, e che sono indispensabili per migliorare la qualità delle decisioni prese e realizzare il “buon governo”. Si alimenterà così un clima di fiducia e di collaborazione tra cittadinanza e istituzione che è la premessa per dare fondamenta solide al progetto di un nuovo modello di sviluppo e di convivenza civile che è insito nella nascita di ogni Parco nazionale.

 

Il coordinamento di cittadini per il Parco

 

 

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Presentazione

  • : Movimento Cittadini per il Parco
  • : Cittadini per il Parco è un movimento civico costituito da associazioni, imprenditori, professionisti, privati cittadini, che ha per obiettivo la piena e compiuta realizzazione delle finalità istituzionali dell’ente Parco nazionale del Vesuvio , .... vedi documento CARTA DI INTENTI
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