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12 agosto 2014 2 12 /08 /agosto /2014 09:56

«Per fare turismo e aumentare considerevolmente i flussi turistici nel Parco #Vesuvio è necessario recuperare vivibilità (quella quotidiana che interessa anche noi residenti), migliorare la nostra immagine all'estero, pesantemente danneggiata da fatti di cronaca vecchi e recenti, programmazione e organizzazione», #GiovanniMarino

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11 agosto 2014 1 11 /08 /agosto /2014 22:15

«L’agricoltura può avere un ruolo determinante nel futuro del Parco #Vesuvio perché: può creare nuovi posti di lavoro, ha un ruolo di "sentinella ambientale" e di conservazione della natura, intorno ad essa può essere creato un vasto indotto turistico», #GiovanniMarino

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10 agosto 2014 7 10 /08 /agosto /2014 16:59

«Il Parco del #Vesuvio deve diventare la "casa comune" dei 13 comuni che ne fanno parte, il luogo istituzionale dove far convergere risorse, competenze e a cui delegare importanti funzioni di governo, programmazione e progettazione in materia urbanistica, di tutela e difesa del territorio e di sviluppo socio-economico» #GiovanniMarino

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10 agosto 2014 7 10 /08 /agosto /2014 09:16

«Il Parco del #Vesuvio ha potenzialità di auto-finanziamento notevoli e del tutto inesplorate» #GiovanniMarino

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9 agosto 2014 6 09 /08 /agosto /2014 19:29

«Il Parco del #Vesuvio non vende gadget di alcun genere. Anche da qui potrebbero arrivare nuovi finanziamenti» #GiovanniMarino

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9 agosto 2014 6 09 /08 /agosto /2014 11:18

«Bisogna allargare la governance del Parco del #Vesuvio. L'ente deve trovare le forme e le modalità per potersi confrontare in modo continuativo e sistematico con le associazioni, i comitati, gli operatori economici, il mondo della scuola e dell'Università» #GiovanniMarino

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8 agosto 2014 5 08 /08 /agosto /2014 14:44

«Il Parco del #Vesuvio deve diventare la casa comune di tutti gli enti locali che ne fanno parte, il luogo in cui si mettono insieme risorse e competenze e si progetta e programma il futuro» #GiovanniMarino

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4 agosto 2014 1 04 /08 /agosto /2014 13:13

Una lettera di Giovanni Marino sull'attuale situazione di quota 1000, sul Gran Cono del Vesuvio.

 

Care cittadine, cari cittadini,

a partire dal mese di gennaio, nell'aula consiliare del comune di Ercolano, si sono svolte 3 riunioni, indette congiuntamente dal Comune e dall'ente Parco nazionale del Vesuvio, alle quali sono state invitate a partecipare associazioni ambientaliste, associazioni dei Tour Operators, portatori di interesse a vario titolo e anche il Movimento cittadini per il Parco.
Oggetto delle riunioni la volontà dichiarata dalle due amministrazioni di non consentire più il transito e il parcheggio dei pullman Gran Turismo a quota 1000 e, in subordine, nemmeno degli autoveicoli. La proposta degli amministratori era quella di istituire un servizio navetta a partire da quota 800 e quindi consentire la sosta agli automezzi lungo la strada che conduce al Belvedere e alla vecchia stazione della funicolare (quota 800). Riassumo in breve l'esito di questi tre incontri, durante i quali sono state anche richieste e presentate dalle associazioni e dagli operatori economici delle osservazioni scritte.
In linea di principio tutti si sono detti d'accordo a decongestionare quota 1000, tuttavia nelle more di un necessario bando di gara per l'assegnazione del servizio navetta, andava trovata una soluzione tampone per far fronte ai disagi derivanti dalla attuale situazione e alle problematiche in termini di sicurezza stradale. Alla fine del dibattito assembleare la proposta che ha trovato maggior consenso anche da parte dei Tour Operators è stata quella di vietare con una ordinanza sindacale il transito dei pullman Gran Turismo oltre quota 800 e di consentirlo esclusivamente ai minibus (oltre che alle autovetture). Gli operatori del Turismo, se avvertiti in tempo utile della novità avrebbero potuto organizzarsi per la bisogna. Restava da valutare se i minibus avrebbero dovuto parcheggiarsi a quota mille oppure a quota 800. Restavano (e restano) da risolvere in prospettiva quesiti fondamentali per un assetto definitivo e migliore dell'area.

  1. la biglietteria va mantenuta a quota 1000 o delocalizzata a quota 800?
  2. qualora la biglietteria dovesse restare a quota 1000 è pensabile costringere i visitatori a fare due file, due code, due biglietti, uno a quota 800 per il biglietto della navetta ed un altro a quota 1000 per l'accesso al Gran cono?
  3. la navetta ha da essere elettrica come prescrive il Piano del Parco oppure alimentata da carburanti convenzionali?

Come cittadini per il Parco abbiamo sottolineato che la questione della limitazione del traffico veicolare non poteva essere affrontata efficacemente se non all'interno di un progetto complessivo di ridisegno dell'area e di ridefinizione dei servizi da offrire ai turisti.
Da questo punto di vista, per il Movimento un buon punto di partenza è il progetto Musella (ex direttore dell'ufficio tecnico) che prevede la delocalizzazione a quota 800 della biglietteria, la creazione di un info-point oggi inesistente, di servizi igienici non insufficienti e inadeguati (come quelli attuali), la delocalizzazione e il restyling delle attività commerciali presenti a quota 1000 (oggi allocate in locali che sono poco più che delle baracche) in nuovi locali aventi una immagine coordinata.
Entrando più nello specifico si tratta di fare del Gran Cono non più un punto di arrivo, ma un punto di partenza per gli escursionisti che vogliano da quota 1000 raggiungere attraverso la sentieristica gli altri comuni del Parco (e viceversa). Una rivoluzione copernicana, quindi, dove finalmente il Gran Cono da meta turistica fine a se stessa diventa attrattore e veicolo per promuovere turismo in tutta l'area Parco. 

Le cose ci sembra stiano andando in direzione totalmente diversa.

Uno dei presupposti delle riunioni tenutesi nei mesi di gennaio e febbraio scorso è stato il passaggio della competenza del tratto da quota 800 a quota 1000 della strada provinciale del Vesuvio al Comune di Ercolano, che a lungo si è adoperato per questo esito. Adesso capiamo il perché.
Con ordinanza del 17 aprile il Comune di Ercolano ha escogitato il seguente dispositivo di regolazione del traffico: è sparito il divieto per i pullman Gran Turismo (sul quale anche i Tours Operator si erano detti favorevoli). I pullman grandi e piccoli devono "scaricare" i turisti all'altezza del rifugio Imbò per poi ridiscendere a quota 800 dove parcheggiare, per poi risalire a "caricare" i turisti una volta che l'escursione al Gran cono sia terminata. Di fatto si sono raddoppiate le percorrenze dei pullman in quel tratto di strada. Non solo. I Pullman grandi pagano per il parcheggio 30 euro. I pullman piccoli 15 euro, le autovetture private (cui è consentito di parcheggiare a quota 1000) 6 (dico sei/00) euro!!! Tenuto conto che il biglietto di accesso al Gran Cono costa 10 euro, se una coppia di turisti decide di farsi questa escursione spenderà 26 euro. Non è finita qui. Nei propositi del Comune, timidamente accennati nelle citate riunioni, c'è anche la volontà di istituire 30 dico trenta nuove attività commerciali nel tratto tra il rifugio Imbò e quota 1000. Le attività sarebbero allocate in camper dalla immagine coordinata (una finezza). Siamo al delirio. Niente in contrario alle attività commerciali, ovviamente, ma immaginare di poterne insediare altre 30 oltre quelle già esistenti, con queste modalità e di ubicarle in quel tratto di strada è semplicemente demenziale. Per noi quota 1000 deve essere completamente rinaturalizzata, resa raggiungibile anche a piedi o in bici, lasciando a quota 1000 solo un presidio di pronto soccorso e i bagni. Tutto il resto va portato alle quote inferiori.

Altre considerazioni.

  1. dei cospicui introiti incamerati dal Comune di Ercolano, quanta parte va al Parco?

  2. è giusto che sia il Comune di Ercolano a decidere in solitudine gli importi delle tariffe del parcheggio e a prendere qualunque altra decisione sul tratto di strada sottratto alla potestà della Provincia? Non sarebbe più giusto che decisioni su questo sito strategico venissero prese in seno al Parco e alla Comunità del Parco (l'insieme dei comuni del Parco)?

  3. non c'è il rischio, data la oggettiva esosità delle tariffe di parcheggio, specialmente di quella sugli autoveicoli, di disincentivare la visita al Gran Cono (specialmente da parte del turismo locale), con un danno erariale alle casse del Parco?

  4. l'ente Parco, nella persona del direttore generale Esposito, sempre presente alle riunioni di cui sopra, che dice?

 

P.S.
Nel frattempo "Ugo ha firmato" la convenzione con le guide vulcanologiche. Vi aggiorneremo sulla argomento non appena saremo entrati in possesso di copia della convenzione, richiesta con regolare procedura all'ente Parco, una decina di giorni fa, senza aver ricevuto ad oggi alcuna risposta.

 

Buona settimana e buone vacanze a chi le fa.

Per cittadini per il Parco

Giovanni Marino

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2 agosto 2014 6 02 /08 /agosto /2014 12:30

http://4.bp.blogspot.com/-JhG5GP8rvFg/U4tw_ypPnmI/AAAAAAAARRc/Y1vDskjEVNM/s1600/ognoli+di+OttsvisnoSTA_3647.jpgEntro poche settimane il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti nominerà il prossimo Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio. Come non è mai accaduto prima, decine di associazioni del territorio si sono unite su un nome, proponendo come proprio rappresentante l'imprenditore agricolo Giovanni Marino. Abbiamo chiesto un incontro al candidato e ne è nata una lunga e ricca conversazione, che abbiamo ordinato in cinque argomenti principali, pubblicati ogni due giorni nelle ultime settimane.
Questa è la versione integrale della lunga intervista in cui, in maniera puntuale, Giovanni Marino ci ha raccontato la sua storia, le sue idee e le sue prospettive in merito al futuro del Parco Nazionale del Vesuvio.

Una versione pdf è QUI.


Tra Parco e Vesuvio

Negli ultimi mesi il suo nome è stato spesso evocato in merito alla prossima presidenza dell'Ente Parco Nazionale del Vesuvio. La particolarità è che la sua candidatura è sostenuta da decine di associazioni locali. Da cosa nasce questa esperienza? 

La candidatura nasce dall'esperienza del Movimento "cittadini per il Parco", nato nell'aprile del 2010, che in questi anni ha saputo unire diverse espressioni della cittadinanza attiva e dell'associazionismo, dialogando con il mondo delle imprese a cominciare da quelle che operano nei settori dell'agricoltura e del turismo. L'idea e l'obiettivo unificanti del Movimento sono quelli di ridare slancio ed efficacia all'azione del Parco nazionale del Vesuvio, mettendolo in condizione di realizzare i suoi compiti istituzionali di tutela e conservazione della natura e di promozione di uno sviluppo economico e sociale coerente con le finalità dell' area protetta.

 

A parte l'investitura popolare, quali sono le sue conoscenze del territorio vesuviano e, più in particolare, dell'Ente Parco - delle loro problematiche, delle loro potenzialità - per cui il Ministro dell'Ambiente potrebbe scegliere lei?

Io sono un napoletano trapiantato sul Vesuvio all'età di 11 anni. Da ragazzo i miei amici vesuviani mi hanno insegnato a conoscere il Vulcano, a partire dalle pinete di Trecase, i conetti vulcanici, le colate laviche del 1872, a girare per le campagne. Ero un ragazzo di città e non avevo mai visto una pianta di pomodoro o un vigneto. Un mondo. Dal 2001 faccio l'imprenditore agricolo. La mia è la più grande azienda biologica del Parco e i miei prodotti sono esportati in mezzo mondo. Sapere che oggi a Stoccolma è possibile trovare il pomodorino del piennolo è una cosa che mi inorgoglisce e mi rende felice. Da agricoltore e ambientalista/escursionista credo di avere una buona  conoscenza delle problematiche del Parco e delle sue potenzialità. Grazie all'amicizia con molti operatori del settore ho inoltre approfondito le mie conoscenze sul turismo.

 

Tra i ruoli pubblici che lei ricopre, ne spiccano almeno due: è presidente del “Consorzio di tutela del pomodorino del piennolo” ed è il rappresentante del Movimento “cittadini per il Parco”. Ce ne può parlare?

Il Consorzio di Tutela è stato riconosciuto dal Ministero dell'agricoltura nell'aprile del 2013. E' uno strumento fondamentale per garantire sia i consumatori che gli stessi produttori sulla origine del prodotto dop e sulla veridicità di quanto leggono in etichetta. Inoltre è uno strumento importante di promozione per far conoscere il prodotto ai consumatori e agli operatori, ma per la promozione servono fondi e recentemente le disponibilità del Ministero si sono notevolmente assottigliate. Oggi il Consorzio rappresenta circa il 70% della produzione iscritta alla dop e ne fanno parte una ventina di aziende. Compito del Consorzio è anche quello di convincere sempre più agricoltori ad iscriversi alla dop, prima ancora che al Consorzio.
Cittadini per il Parco è nata per una mia intuizione, anzi è più corretto dire per una mia necessità esistenziale ed insoddisfazione profonda. La necessità era ed è quella di cambiare profondamente le politiche pubbliche sia del Parco che degli stessi Comuni in materia di ambiente e sviluppo. Non possiamo più sopravvivere, né come cittadini né come imprese. Dobbiamo cominciare a vivere meglio.

 

Quali attività ha avviato in seno a queste due organizzazioni per promuovere, da un lato, il pomodorino e, dall'altro, il territorio vesuviano?

Come Consorzio di Tutela, in questo primo anno di vita, ci siamo concentrati specialmente sulla funzione di tutela per prevenire usi impropri della denominazione e assicurare ai consumatori una corretta informazione attraverso una corretta etichettatura del prodotto. Abbiamo inoltre tenuto più incontri con gli agricoltori per informarli sulle opportunità e la convenienza ad aderire al sistema della dop. Il pomodorino del piennolo è sempre più richiesto sul mercato e assistiamo al fenomeno molto positivo di figli di agricoltori che ritornano al lavoro dei padri, garantendo il ricambio generazionale o addirittura al fenomeno di giovani imprenditori provenienti da altre esperienze lavorative che si avvicinano al mondo agricolo. Inoltre, nei limiti consentiti dal nostro budget (il Consorzio vive dei contributi dei propri soci e al momento non ha ricevuto alcun tipo di finanziamento pubblico) partecipiamo a manifestazioni pubbliche per la valorizzazione dei prodotti tipici campani in Campania e in Italia.
Come "cittadini per il Parco" invece organizziamo da quattro anni a questa parte, tra maggio e giugno, "Girando intorno al Vesuvio": un fitto e ricco programma di escursioni, visite guidate, incontri per far conoscere il Vesuvio ai vesuviani e ai napoletani. I nostri eventi spaziano geograficamente in tutti e 13 i comuni del Parco e toccano tutte quelle dimensioni del patrimonio storico e del vissuto quotidiano che a nostro giudizio vanno valorizzate: agricoltura, buona tavola, archeologia, arte, artigianato, architettura, paesaggio, flora e fauna vesuviane. Una occasione per conoscere, ricordare, recuperare dall'oblio e dall'abbandono, ripensare lo sviluppo.

 

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Un agricoltore per il Parco

I vesuviani e i napoletani conoscono il vulcano e il suo territorio? Cosa fare per avvicinare o riavvicinare la popolazione a questi luoghi?

I vesuviani della costa non conoscono generalmente il territorio del Monte Somma e viceversa. I napoletani d'altra parte conoscono poco l'area vesuviana nel suo complesso. Il Parco dovrebbe in effetti rappresentare una occasione di visita, di svago e di conoscenza per i residenti e per i napoletani tutti. Io immagino il Parco del Vesuvio come il giardino dell'area metropolitana, come uno straordinario laboratorio di scienze naturali all'aperto per le scolaresche, come una opportunità per avvicinarsi alla natura per le famiglie, come il luogo di incontro privilegiato tra una straordinaria agricoltura e straordinari agricoltori e i cittadini, come il paradiso dei naturalisti e degli escursionisti! Ma perché si passi dal sogno alla realtà sarà necessario creare più aree verdi attrezzate per le famiglie e ben manutenerle (magari con l'aiuto delle associazioni); ripristinare i sentieri ormai andati in rovina per la mancanza di manutenzione; aprire al pubblico, con la dovuta sorveglianza, la Riserva Alto Tirone, oggi accessibile solo tramite autorizzazione da richiedere al Corpo Forestale; aiutare le aziende agricole ad aprirsi all'incontro con la cittadinanza dotandosi di un minimo di strutture di accoglienza; elaborare un piano ed un progetto educativo di lungo periodo, di concerto con le associazioni e il mondo della scuola. C'è tanto da fare ma si può fare.

 

Un testo di sostegno alla sua nomina a presidente dell'Ente si intitola "Un agricoltore per il Parco". Cosa significa?

L'agricoltura è assolutamente centrale per la esistenza stessa del Parco nazionale del Vesuvio e in generale essa svolge un ruolo fondamentale in tutti i Parchi nazionali. L'agricoltura, nella storia evolutiva della specie umana, rappresenta il momento in cui l'uomo comincia a modificare l'ambiente naturale in modo sostanziale per procacciarsi da vivere. L'agricoltura modifica il territorio e l'ambiente, come qualunque attività umana, ma, a differenza di altre attività, mantiene con l'ambiente un rapporto di stretta, immediata, dipendenza. Venendo a noi, l'agricoltura tradizionale vesuviana rappresenta sicuramente un modello di agricoltura sostenibile che si "adatta", più che modificarlo, all'ambiente naturale, rispettando la morfologia irregolare dei suoli, si pensi ai terrazzamenti; rispettando la biodiversità delle specie spontanee e autoctone, che sono presenti non solo nelle zone boschive, ma anche nelle "tare" tra una appezzamento e l'altro delle stesse aziende agricole; l'agricoltura contribuisce in modo sostanziale alla manutenzione e gestione delle aree montane sotto il profilo del contenimento del rischio idrogeologico. Una agricoltura in salute rende il Parco più bello, più attrattivo, più visitabile e contribuisce a tutelare le aree naturalistiche di massima protezione. In conclusione direi che l'agricoltore è di per sé portato nella sua attività a trovare un punto di equilibrio tra le esigenze della produzione e quelle della tutela dell'ecosistema, da cui dipende. Per questo il suo punto di vista è importante. Con questo, naturalmente, non voglio sostenere che non siano importanti altri punti di vista per ben governare il Parco. Ci mancherebbe.  

 

La sua "investitura popolare" è il segno di una voglia di partecipazione democratica che sembra farsi largo in tutto il Paese, ma nell'ambito locale assume tratti ancor più sorprendenti e stimolanti se si pensa che riguarda un ente verso cui buona parte della popolazione nutre sentimenti ambivalenti. Come intende conservare e alimentare questo "dialogo" con la popolazione?

E' vero, la popolazione nutre nei confronti del Parco sentimenti ambivalenti che vanno da un netto rifiuto pregiudiziale, ad un rifiuto motivato dall'inerzia in cui l'ente è precipitato e alla inefficacia delle sue politiche, alla delusione per tutte le aspettative positive che la nascita del Parco aveva alimentato. Poi c'è una grande parte della popolazione che ancora non ha capito bene cos'è il Parco, se c'è e quali siano esattamente i suoi compiti. Il Movimento "cittadini per il Parco", a prescindere dalla mia "candidatura", ha fatto in questi quattro anni una grande opera di sensibilizzazione rivolgendosi, in primo luogo, alla cittadinanza attiva nei movimenti, nei comitati, nelle associazioni, nei partiti politici. In generale, io credo che i cittadini siano più propensi a partecipare, a "contare", di quanto si creda. E' vero che, specialmente nel Mezzogiorno, per ragioni storiche che tuttavia dobbiamo lasciarci alle spalle, la cittadinanza è più incline che altrove alla delega ed è meno abituata alla partecipazione politica; è vero che come meridionali spesso confondiamo i diritti con i "favori" e che difettiamo di coscienza civica e di senso della cosa pubblica; tutto questo è innegabilmente vero. Ma la coscienza civica si forma e la partecipazione politica si costruisce. Dal basso e dall'alto. Se fossi nominato Presidente uno dei mie primi atti sarebbe senz'altro quello della istituzione delle consulte civiche, previste dallo statuto dell'ente, ma mai istituite. Immagino la creazione di almeno quattro consulte: sul turismo, sull'agricoltura, sulla tutela e conservazione dell'ambiente e dei beni culturali e sulla educazione ambientale. Le consulte sono organismi consultivi, costituiti da membri della società civile di nomina presidenziale, che aiutano i tecnici e i decisori politici a prendere decisioni avendo una conoscenza della realtà più completa ed esatta. Sono luoghi istituzionali in cui la società civile porta le sue esigenze e le sue proposte e progettualità alla attenzione dei decisori politici. La istituzione delle consulte ovviamente non risolve né esaurisce il dialogo che deve esserci tra ente Parco e cittadinanza, ma gli fa fare un grosso passo in avanti.  

 

Qualcuno ha sollevato dubbi sul suo equilibrio istituzionale perché, gestendo un'azienda agricola all'interno del Parco, lei avrebbe un conflitto di interessi. Cosa risponde in proposito?

Come ho già argomentato prima, ritengo che tra agricoltura e ente Parco non vi sia un conflitto ma una convergenza di interessi. Per quanto riguarda invece la mia condizione di imprenditore, è ovvio che qualora fossi eletto Presidente la mia azienda si asterrebbe dal beneficiare di eventuali aiuti da parte dell'ente, peraltro mai ricevuti e mai concessi, per quanto mi risulta, ad aziende agricole, per non alimentare sospetti o illazioni.

 

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L’Ente Parco

L’Ente Parco Nazionale del Vesuvio ha quasi 20 anni, come ha inciso sulla realtà locale?

Domanda che richiederebbe una risposta molto lunga. Mi limito a dire che l'impatto complessivo dell'ente Parco sul territorio è stato molto modesto sia dal punto di vista della tutela che da quello dello sviluppo. Dal punto di vista della tutela sono aumentate le denunce degli abusi edilizi segno, probabilmente, più che di un aumento dell'abusivismo di un maggiore controllo da parte degli enti locali, in passato troppo compiacenti con chi costruiva senza licenza, "stimolati" dalla presenza del Parco. Ma gli abbattimenti vanno a rilento e i piani particolareggiati che avrebbero dovuto risolvere il contenzioso dei condoni dell'85 e del 94 non sono mai decollati. E' necessario risolvere una volta per tutte questa questione e voltare pagina. Comuni, Sopraintendenza e anche ente Parco, nel territorio di sua competenza, devono definire i criteri generali (ma non generici) per stabilire una volta per tutte cosa si può condonare e cosa no, relativamente ai condoni dell'85 e del 94. Quali sono i limiti insuperabili per avere e non avere la concessione in sanatoria dal punto di vista paesaggistico, del rischio idrogeologico, della tutela della flora e della fauna, del rispetto della architettura dei centri storici. Ciò che si può sanare va regolarizzato e migliorato, ciò che non si può regolarizzare andrà abbattuto con tempi sicuramente lunghi e da modulare a seconda dei casi. In generale lo stato di conservazione dell'ambiente nell'area protetta non mi pare migliorato. La sentieristica oggi è completamente abbandonata e per lunghi tratti impercorribile. Sono decine le micro-discariche disseminate nei boschi. L'unica area che è ben preservata è quella della Riserva Alto Tirone, chiusa al pubblico e gestita direttamente dal Corpo Forestale. Ma non può essere questo, ovviamente, il modello di gestione da adottare. Per quanto riguarda le politiche di sviluppo, c'è da dire in primo luogo che non tutti i Presidenti che si sono ad oggi succeduti hanno considerato tra le priorità dell'ente la promozione dello sviluppo. Per lo più è prevalsa una interpretazione e una impostazione del lavoro dell'ente di tipo esclusivamente protezionistico. Ma non è una interpretazione corretta, in primo luogo da un punto di vista normativo. Non si capirebbe altrimenti perché la legge preveda che l'ente Parco, per il tramite della Comunità del Parco, cioè dei sindaci, si debba dotare di un Piano di sviluppo socio-economico quinquennale (tra i rilievi formulati di recente dalla Corte dei Conti nella sua indagine conoscitiva sui conti dell'ente Parco, c'è la mancata approvazione del nuovo Piano di sviluppo socio economico, fermo alla sua primissima formulazione). Dal nostro punto di vista, il Parco può rappresentare anche un volano di crescita economica, nel rispetto rigoroso delle esigenze di tutela, al netto di regolamenti talvolta da rivedere perché scritti male o perché contengono qualche sciocchezza. Una crescita economica ben regolata aiuta il Parco ad adempiere pienamente la sua funzione di tutela e avvicina il Parco ai cittadini. Noi diciamo che "il vincolo è una risorsa". Non è vero che lo sviluppo per sua natura non deve avere limiti, al contrario, i vincoli, cioè la tutela e la valorizzazione, possono rappresentare occasioni di sviluppo

 

Si sente ancora la necessità di un Parco Nazionale del Vesuvio?

Il Parco è uno strumento istituzionale a disposizione della popolazione dei 13 comuni che ne fanno parte. Io lo definisco un ente territoriale intermedio. Nessun comune del Parco è in grado da solo né di tutelare con efficacia il proprio territorio né tanto meno di perseguire con successo politiche incisive di sviluppo. Il Parco deve diventare la "casa comune" dei 13 comuni che ne fanno parte, il luogo istituzionale dove far convergere risorse, competenze e a cui delegare importanti funzioni di governo, programmazione e progettazione in materia urbanistica, di tutela e difesa del territorio e di sviluppo socio - economico. Il Parco del Vesuvio può essere la leva e lo strumento per realizzare un nuovo modello di produzione e di economia sostenibile e un nuovo modello di convivenza tra uomo e ambiente.

 

Nelle sue dichiarazioni pubbliche lei cita spesso le tradizioni e i saperi locali come beni da salvaguardare. Cosa intende, esattamente?

Nei comuni del Parco esiste un patrimonio storico di conoscenze e competenze, in campo agricolo, alimentare, artigianale, artistico, musicale, legato essenzialmente alla antichissima civiltà contadina vesuviana. Sono saperi ancora spendibili e utilizzabili, sia sul piano tecnico che sociale ed economico (si pensi alla enorme valenza sociale e culturale e alle indubbie potenzialità turistiche che certe feste popolari hanno tuttora, nonostante una oggettiva degenerazione e scadimento verso logiche consumistiche di basso profilo). L'importante naturalmente è che non scompaia del tutto la cultura che ha prodotto questi saperi e queste tradizioni e che viceversa le nuove competenze e i nuovi interpreti di quella cultura sappiano far tesoro di questi saperi, studiandoli e confrontandosi con essi.

 

Tra l'istituzione della "zona rossa" per il rischio vulcanico e la fondazione dell'area protetta, da circa 20 anni sul territorio vesuviano gravano ben due strumenti legislativi che ne bloccano fortemente l'espansione edilizia. Se intuitivamente ciò è un bene per limitare la vulnerabilità dell'area, da un altro punto di vista le ricadute sull'economia locale sembrano piuttosto negative, al punto che parte della popolazione percepisce l'Ente Parco esclusivamente come una "fabbrica di vincoli". E' vero? E' un limite?

Non è pensabile né auspicabile un nuovo incremento della edilizia residenziale, sia perché è assurdo continuare a costruire in una zona a rischio vulcanico, sia perché la stagnazione demografica non giustifica in alcun modo questa espansione edilizia. In area Parco e nella zona rossa invece c'è bisogno di migliorare la qualità del costruito, di restaurare gli edifici di pregio nei centri storici, di adeguare gli edifici agli standard antisismici, c'è un patrimonio di edilizia rurale in rovina da recuperare. Se si facessero queste cose l'edilizia avrebbe lavoro per vent'anni. Bisognerebbe trovare le risorse a livello regionale e nazionale per un piano straordinario di aiuti e incentivi ai proprietari degli immobili per sostenere i costi di questa tipologia di interventi. Maggiore flessibilità sarebbe invece necessaria per piccoli ampliamenti e ristrutturazioni e per le aziende agricole che necessitino di costruire locali strettamente funzionali all'esercizio della attività agricola. Ma, detto questo, vorrei ricordare che i vincoli a cui lei fa riferimento non nascono con il Parco ma preesistono alla sua nascita.

 

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Il futuro del Parco

Può indicare almeno tre azioni immediate che potrebbero dare nuovo slancio all'Ente Parco?

1) La manutenzione straordinaria dei sentieri, non manutenuti da anni e per lunghi tratti non più percorribili.
2) La creazione di un circuito di "case del Parco", una in ogni comune del Parco, recuperando edifici rurali abbandonati o in rovina, che fungano da info point e punto ristoro, collegata alla rete integrata dei sentieri, da affidare a cooperative di giovani.
3) La creazione di aree verdi attrezzate per le famiglie, da manutenere e gestire in collaborazione con le associazioni.

 

Con l'attuale crisi economica e occupazionale italiana ed europea i governi tendono a risparmiare tagliando, tra l'altro, i budget degli enti Parco. Le difficoltà economiche del Parco del Vesuvio sono tristemente note, secondo lei c'è la possibilità di trovare fondi alternativi? In che modo?

Si, c'è. Il modo più semplice è ripartire più equamente gli introiti derivanti dal pagamento dei biglietti per l'accesso al Gran Cono tra ente Parco e guide vulcanologiche. Attualmente su un biglietto di 10 euro il Parco ne riceve 2,5 e con questi soldi deve anche pagare il servizio di biglietteria, dato in appalto a ditta esterna, mentre i restanti 7,5 euro sono intascati dalla associazione delle guide. Per il rinnovo della convenzione pare vi sia un accordo per riconoscere al Parco il 44% dell'introito, ma è ancora un accordo a tutto vantaggio delle guide, che, tra l'altro, sono palesemente in sovrannumero rispetto alle reali necessità del servizio di accompagnamento al cratere dei visitatori. Ma nulla si fa anche per sviluppare un merchandising del Parco. Non vendiamo una sola maglietta, un gadget, una spilla, niente di niente. E se consideriamo anche soltanto gli attuali circa cinquecentomila visitatori che ogni anno visitano il cratere, ci rendiamo conto delle potenzialità che potrebbe avere creare una linea di prodotti/ricordo del Parco. Poi c'è il capitolo dei fondi europei che non sappiamo spendere o che spendiamo male. Fondi che il più delle volte restano inutilizzati. C'è bisogno di rafforzare le competenze dell'ufficio tecnico del Parco con ingegneri, architetti, agronomi, esperti di marketing territoriale e turismo, esperti di fundraising. L'ufficio tecnico del Parco deve essere un faro per gli uffici tecnici dei comuni. Un pensatoio e un luogo di progettazione. Attualmente l'ufficio tecnico del Parco è sottodimensionato per numero dei funzionari ed è privo di competenze determinanti. Mi chiederà come sia possibile integrarlo considerato il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego. Le rispondo così: innanzitutto verificando la possibilità di distaccare da altri enti locali (Provincia, Regione), a partire dagli stessi comuni del Parco, dipendenti pubblici il cui profilo professionale corrisponda a quelli di cui c'è necessità e, in secondo luogo, assumendo con contratti di tipo privato, secondo criteri rigorosamente meritocratici, giovani professionisti. Con quali soldi? Mi sembra di averle risposto...

 

Lei è un imprenditore agricolo, qual è il ruolo che a suo avviso l'agricoltura ha nel futuro del Parco del Vesuvio?

Per le ragioni che ho già esposto in precedenza, penso sia un ruolo assolutamente determinante. Per la possibilità concreta di creare nuovi posti di lavoro nel settore della produzione primaria e in quello della trasformazione dei prodotti agricoli; per il ruolo di "sentinella ambientale" e di conservazione della natura che l'agricoltura svolge, se non lasciata da sola a confrontarsi con i poteri criminali; e, infine, perché intorno alla agricoltura è possibile creare un vasto indotto turistico legato alla produzione e trasformazione dei prodotti tipici, al turismo rurale e alla enogastronomia. Turismo rurale che rappresenta una perfetta integrazione del turismo naturalistico e di quello legato alla fruizione dei beni culturali.

 

Il Vesuvio è un topos riconosciuto a livello globale, ci sono margini per aumentare il flusso di turisti e visitatori del vulcano? In proposito, quali strategie ha in mente?

Per fare turismo e aumentare considerevolmente i flussi turistici è necessario recuperare vivibilità (quella quotidiana che interessa anche noi residenti), migliorare la nostra immagine all'estero, pesantemente danneggiata da fatti di cronaca vecchi e recenti, programmazione e organizzazione. Occorre riorganizzare il pubblico, aggregare il privato e mettere insieme il pubblico e il privato. L'ente Parco può giocare un ruolo sia stimolando il confronto tra enti e istituzioni sia sollecitando il privato a farsi avanti. Sono convinto che l'ente Parco debba operare in stretta sinergia con il comune di Napoli e con le Sopraintendenze ai beni archeologici e culturali. L'offerta turistica da costruire deve essere ampia e articolata.

 

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Turismo e sostenibilità

Alla fine della puntata precedente abbiamo introdotto il tema del turismo. Questo è un settore economico importante, però può essere altamente impattante per il territorio, specie in un'area protetta. Che tipo di turismo intende promuovere?

Non certo il turismo che si è fatto sinora sul vulcano, quello legato esclusivamente ai ristoranti da cerimonia o al mordi e fuggi della visita al Gran Cono. Dal Gran Cono i visitatori devono avere la possibilità di raggiungere ogni comune del Parco. Quanto al turismo da cerimonia, niente in contrario in linea di principio, ma è un dato di fatto che queste strutture sono state costruite nella maggioranza dei casi attraverso abusi ripetuti e successivi e arrecano spesso una grave offesa al paesaggio. Penso per esempio alla strada panoramica Trecase - Terzigno, una delle principali "porte di accesso" al Parco che andrebbe riqualificata chiedendo anche ai proprietari dei numerosi ristoranti che la punteggiano di fare la propria parte, rivedendo per quanto possibile l'estetica dei loro manufatti.

 

Dentro e fuori il perimetro del Parco del Vesuvio sono presenti discariche d'immondizia di epoca, ampiezza e status giuridici diversi. In ogni caso, si tratta di un problema ecologico e sanitario da affrontare. Esiste un censimento di tali spazi? C'è un programma di bonifica?

No, non c'è. Come cittadini per il Parco, in collaborazione con le associazioni locali, abbiamo iniziato un monitoraggio, un rilevamento e un "censimento" delle discariche abusive, comune per comune, che contiamo di concludere entro l'anno. Classificheremo le discariche per tipologia e le descriveremo secondo una griglia di osservazione. Inoltre le localizzeremo tramite l'ausilio del GPS. Al termine di questo lavoro, renderemo pubblico il nostro dossier e cercheremo di stimolare la convocazione di un tavolo inter-istituzionale per trovare i fondi per una bonifica straordinaria del Parco e per approntare strategie di prevenzione serie, a partire da un maggiore coordinamento delle polizie locali con il nucleo del Corpo Forestale alle dipendenze funzionali dell'ente Parco.
Un altro approccio invece è necessario per le discariche "legali" presenti in area Parco. E' un preciso dovere istituzionale del Parco farsi portavoce e garante delle preoccupazioni delle comunità locali e chiedere o impegnarsi in prima persona in azioni di monitoraggio e analisi dei suoli e di tutte le matrici ambientali nelle immediate adiacenze delle discariche.

 

Quali significati attribuisce ai seguenti termini: sostenibilità, tutela, valorizzazione, promozione?

Alcuni intellettuali ritengono il termine "sviluppo sostenibile" generico e abusato e propongono di sostituirlo con il temine "sviluppo durevole" per rimarcare il concetto di uno sviluppo che deve fare i conti con la riproducibilità delle risorse della terra non rinnovabili oltre un certo limite. In termini più semplici io definirei sostenibile qualunque attività economica che non inquini l'ambiente, che non deturpi il paesaggio, che non produca danni alla salute dei lavoratori e che garantisca ai lavoratori giuste condizioni di lavoro e un giusto salario.  
Tutela dal punto di vista di un ente pubblico significa conservazione, controllo e anche repressione. Ma deve anche significare conoscenza da parte della popolazione del valore storico, culturale e ambientale del bene tutelato, sia esso un paesaggio o un monumento. Non c'è tutela migliore di quella che tutti i cittadini possono esercitare nel momento in cui sono consapevoli dell'importanza del bene tutelato e affinché questa consapevolezza vi sia è necessario che quel bene sia vissuto, fruito, che sia accessibile, ben manutenuto e, perché no, possa rappresentare anche una occasione di reddito. Valorizzazione e promozione sono quindi per me l'altra faccia della tutela.

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30 luglio 2014 3 30 /07 /luglio /2014 06:57

http://www.vulkanisme.nl/images/mount-vesuvius/ruines-pompeii-met-mount-vesuvius-op-de-achtergrond.jpgEntro poche settimane il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti nominerà il prossimo Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio. Come non è mai accaduto prima, decine di associazioni del territorio si sono unite su un nome, proponendo come proprio rappresentante l'imprenditore agricolo Giovanni Marino. Abbiamo chiesto un incontro al candidato e ne è nata una lunga e ricca conversazione, che abbiamo ordinato in cinque argomenti principali. Abbiamo pubblicato un tema ogni due giorni, così da presentare in maniera puntuale la storia, le idee e le prospettive di Giovanni Marino.
Questa è la quinta ed ultima puntata.

 

Alla fine della puntata precedente abbiamo introdotto il tema del turismo. Questo è un settore economico importante, però può essere altamente impattante per il territorio, specie in un'area protetta. Che tipo di turismo intende promuovere?

Non certo il turismo che si è fatto sinora sul vulcano, quello legato esclusivamente ai ristoranti da cerimonia o al mordi e fuggi della visita al Gran Cono. Dal Gran Cono i visitatori devono avere la possibilità di raggiungere ogni comune del Parco. Quanto al turismo da cerimonia, niente in contrario in linea di principio, ma è un dato di fatto che queste strutture sono state costruite nella maggioranza dei casi attraverso abusi ripetuti e successivi e arrecano spesso una grave offesa al paesaggio. Penso per esempio alla strada panoramica Trecase - Terzigno, una delle principali "porte di accesso" al Parco che andrebbe riqualificata chiedendo anche ai proprietari dei numerosi ristoranti che la punteggiano di fare la propria parte, rivedendo per quanto possibile l'estetica dei loro manufatti.

 

Dentro e fuori il perimetro del Parco del Vesuvio sono presenti discariche d'immondizia di epoca, ampiezza e status giuridici diversi. In ogni caso, si tratta di un problema ecologico e sanitario da affrontare. Esiste un censimento di tali spazi? C'è un programma di bonifica?

No, non c'è. Come cittadini per il Parco, in collaborazione con le associazioni locali, abbiamo iniziato un monitoraggio, un rilevamento e un "censimento" delle discariche abusive, comune per comune, che contiamo di concludere entro l'anno. Classificheremo le discariche per tipologia e le descriveremo secondo una griglia di osservazione. Inoltre le localizzeremo tramite l'ausilio del GPS. Al termine di questo lavoro, renderemo pubblico il nostro dossier e cercheremo di stimolare la convocazione di un tavolo inter-istituzionale per trovare i fondi per una bonifica straordinaria del Parco e per approntare strategie di prevenzione serie, a partire da un maggiore coordinamento delle polizie locali con il nucleo del Corpo Forestale alle dipendenze funzionali dell'ente Parco.
Un altro approccio invece è necessario per le discariche "legali" presenti in area Parco. E' un preciso dovere istituzionale del Parco farsi portavoce e garante delle preoccupazioni delle comunità locali e chiedere o impegnarsi in prima persona in azioni di monitoraggio e analisi dei suoli e di tutte le matrici ambientali nelle immediate adiacenze delle discariche.

 

Quali significati attribuisce ai seguenti termini: sostenibilità, tutela, valorizzazione, promozione?

Alcuni intellettuali ritengono il termine "sviluppo sostenibile" generico e abusato e propongono di sostituirlo con il temine "sviluppo durevole" per rimarcare il concetto di uno sviluppo che deve fare i conti con la riproducibilità delle risorse della terra non rinnovabili oltre un certo limite. In termini più semplici io definirei sostenibile qualunque attività economica che non inquini l'ambiente, che non deturpi il paesaggio, che non produca danni alla salute dei lavoratori e che garantisca ai lavoratori giuste condizioni di lavoro e un giusto salario.  
Tutela dal punto di vista di un ente pubblico significa conservazione, controllo e anche repressione. Ma deve anche significare conoscenza da parte della popolazione del valore storico, culturale e ambientale del bene tutelato, sia esso un paesaggio o un monumento. Non c'è tutela migliore di quella che tutti i cittadini possono esercitare nel momento in cui sono consapevoli dell'importanza del bene tutelato e affinché questa consapevolezza vi sia è necessario che quel bene sia vissuto, fruito, che sia accessibile, ben manutenuto e, perché no, possa rappresentare anche una occasione di reddito. Valorizzazione e promozione sono quindi per me l'altra faccia della tutela.

 

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Le puntate precedenti sono: (1) Tra Parco e Vesuvio, (2) Un agricoltore per il Parco, (3) L’Ente Parco, (4) Il futuro del Parco.

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Presentazione

  • : Movimento Cittadini per il Parco
  • : Cittadini per il Parco è un movimento civico costituito da associazioni, imprenditori, professionisti, privati cittadini, che ha per obiettivo la piena e compiuta realizzazione delle finalità istituzionali dell’ente Parco nazionale del Vesuvio , .... vedi documento CARTA DI INTENTI
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